Secondo capitolo dedicato al tema del «surviving». I consigli dell’esperto Fabrizion Nannini: adattamento alle nuove realtà seppur catastrofiche e ricerca immediata di soluzioni sempliciPubblicato ilL’ottimismo è davvero il profumo della vita, come recitava il tormentone di Tonino Guerra? Pare di no, almeno secondo i parametri dell’addestramento survivalistico.
Tornando all’ottimismo, si potrebbe ritenere, di primo acchito, che questo atteggiamento psicologico possa essere d’aiuto in una situazione di crisi. Nient’affatto: oltre al conoscere la situazione intorno a sé, il survivor non deve prendere mai decisioni secondo le proprie aspettative o speranze ma in base ai dati che ha raccolto e interpretato in maniera fredda e neutrale.
Un’imprecisa valutazione di se stessi può condurre ad errori, è vero, ma, dopotutto, un survivor è un essere umano e come tale può commettere un passo falso. La differenza è che egli utilizza attivamente i propri sbagli: li analizza e riesce ad aggiustare il tiro per il tentativo successivo. È un meccanismo di riscontro importantissimo, perché consente un apprendimento efficace sia in caso di successo, che in caso di fallimento.
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