Come sempre la posta in gioco è molto alta, in questo caso si tratta del buon esito della campagna vaccinale.
In certi casi non c’è molto da fare, se non evitare la pubblicità. La persuasione porterebbe a risultati minimi e comunque non ne abbiamo il tempo. Si tende a liquidare i no-vax come ignoranti, oscurantisti, antiscientifici, ma la trasversalità culturale del pensiero no-vax nega questa stigmatizzazione. Che i soggetti interessati ne siano consapevoli o meno, le radici dell’avversione ai vaccini hanno più legami con una visione politica che con una cognitiva.
il mio particolare contributo nell’essere vaccinato non è strettamente necessario alla causa, perché se lo fanno gli altri io sarò protetto comunque, senza essermi esposto nemmeno a quei pochi decimali di effetti collaterali. È il rovesciamento del «proteggere me stesso per proteggere tutti» della primavera scorsa: «non proteggere sé stessi per essere protetti da tutti». Ma il ragionamento, oltre a uno smaccato egoismo, presenta una falla.
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