E' il dilemma che ha consumato la tormentata primavera di economisti, politici, scienziati e noi tutti chiusi in casa.
Il primo confronto – quello fra la presenza o meno del lockdown – lo ha fatto Daniel Gros, per il suo centro studi, il Ceps. Gros non ha utilizzato il parametro consueto, quello che utilizza i criteri delle assicurazioni per calcolare il costo economico di una vita perduta e, da qui, mettere a confronto vite salvate con posti di lavoro svaniti. Il dato che utilizza è, invece, la spesa che sarebbe stata necessaria per far fronte ad una pandemia, priva di qualsiasi freno.
Almeno, però, la rinuncia alle quarantene all'italiana ha salvato l'economia, vero? No. Fra aprile e giugno, la previsione è di un crollo del 6 per cento del Pil, che la caduta delle esportazioni non basta a spiegare. Si sono fermati, infatti, i consumi: meno 5,4 per cento ad aprile. Nessuno impediva agli svedesi di approfittare della primavera incipiente per andare a bersi una birra o mangiare il classico mix di aringhe al ristorante.
Insomma, dal punto di vista dell'economia, il problema, più della quarantena, sono il virus e le paure che suscita. Anche perché, nell'esperimento svedese, sta venendo a mancare il tassello decisivo. Il governo di Stoccolma sta accettando più morti, in cambio di vantaggi modesti per l'economia, ma senza centrare l'obiettivo principale: l'immunità.
Un popolo di stronzi
Avete saputo nulla di Palamara? No, vero?
Utopistici proclami ad affidarsi solo a notizie di 'fonti ufficiali' e diffidare delle numerose FAKE news. A me sembra più che altro un 'regime di stampa'...che diffonde notizie decise a tavolino da menti corrotte e malate!
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