Ottant’anni l’artista, di cui sessanta dedicati a creare, e una grande istituzione che si prepara a festeggiarli. Al centro, un dipinto tanto essenziale quanto rivoluzionario: la squadratura a inchiostro della superficie di una tela dipinta a tempera bianca. È «Disegno geometrico» , considerato una pietra miliare dell’arte contemporanea. Il motore immobile della poetica di Giulio Paolini, che lo definisce «primo ».
Un punto di partenza e di eterno ritorno, frutto di un momento di ispirazione e consapevolezza tale da cambiargli la vita: «Compresi che un quadro è solo un supporto di quanto si vede. Ossia la raffigurazione geometrica e spaziale del luogo occupato». Un caleidoscopio dalle infinite possibilità.
Sarà il tempio torinese dell’arte contemporanea, il Castello di Rivoli, a celebrare il maestro, capofila italiano dell’arte concettuale, con la mostra intitolata «Le Chef-d’oeuvre inconnu» dal racconto di Honoré de Balzac, «Il capolavoro sconosciuto». Tre sale dedicate al secondo piano per 16 opere, tra le quali alcune rare custodite dall’artista e nuovi lavori creati per l’occasione.
Due volumi accompagnano la mostra. Il primo contiene scritti in versi di Paolini, introdotti da un saggio di Andrea Cortellessa, mentre il secondo include altri testi dell’artista, suoi disegni e progetti inediti, un carteggio tra la direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Carolyn Christov-Bakargiev e Paolini stesso e un saggio della curatrice Marcella Beccaria.
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