Proteste per gli errori del film “The King”, ma sono quasi tutti di Shakespeare - La Stampa

Christophe Gillot, curatore del museo di Azincourt, ha giustamente e con veemenza protestato per come il film di Netflix “The King”, uscito ai primi di Novembre, descrive gli eventi di una delle più famose battaglie della storia. “Per due ore – ha detto – assistiamo a una rappresentazione francofobica, che demonizza i francesi e ignora completamente i crimini di guerra commessi da Enrico V in territorio francese: stupri, impalamenti, brutali esecuzioni di prigionieri”.

Più che alla storia, Netflix si è ispirato proprio alle opere di Shakespeare: l’Enrico IV, V e VI raccontano le vicende dei re Lancaster con grande libertà creativa, che nel caso di Enrico V è diventata più forte della realtà: chi non crede che Enrico abbia davvero detto ai suoi soldati: “Noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli”? Shakespeare non si poneva il problema di educare, ma solo quello di intrattenere.

Pure la storia delle palle da tennis che il re di Francia Carlo VI avrebbe inviato a Enrico per la sua incoronazione è un’invenzione di Shakespeare, troppo bella per non essere ripresa anche da Netflix. Tante imprecisioni fanno passare in secondo piano altri errori, come la scelta per le riprese della battaglia di un paesaggio collinare: ad Azincurt non c’è un’altura per chilometri.

Gli storici si domandano preoccupati quanti danni stiano facendo alla memoria collettiva gli errori dei film e delle serie televisive.

Ma da che mondo è mondo la storia la scrivono e riscrivono a loro piacimento i vincitori. Ieri erano i re e i governi, oggi i vincitori sono i network che devono creare spettacoli che piacciono al pubblico, e sanno benissimo che falsificando un po’ la storia si ottengono risultati migliori. Sia il Delfino di Francia Luigi che Enrico V sono morti di dissenteria, meglio inventarsi per loro un’altra fine.

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