“Possiamo sederci dentro?”: i clienti increduli e timorosi

ssiamo sederci e consumare dentro? ». Abituati alle serrande abbassate e all’asporto, confusi su cosa si può fare e cosa no, timorosi di sbagliare: ecco gli alessandrini che ritornano in bar e ristoranti che hanno finalmente le serrande alzare, la porta aperta, nessun divieto di entrare. «Fino alla scorsa settimana abbiamo pranzato in ufficio. Ora, finché sarà possibile, veniamo qui», raccontano due ragazze che si siedono per mangiare una pizzetta al volo.

Fino alla scorsa settimana era in cassa integrazione. «Sono ritornata perché c’è più lavoro e mi alterno con la mia collega». Anche il menù non è cambiato. «Continuiamo a offrire piatti freddi: chi viene qui ha poco tempo, vuole fare in fretta». All’ingresso delin corso Crimea, sul menù appeso fuori non c’è più la scritta «take away». «È bello rivedere il locale pieno».

Anche loro si sono adattati ai diversi provvedimenti. «Ci siamo organizzati per l’asporto, ma è un costo e una fatica in più per noi e spesso non c’è un guadagno: lo abbiamo fatto per i nostri clienti, per mantenere vivo il rapporto». Anche qui a frequentare il locale è il personale del Tribunale, ma non solo. «Vengono persone che lavorano negli uffici o nella banche della zona, ma con lo smartworking anche i lavoratori e i dipendenti sono diminuiti».

Il locale ha aperto ad agosto: poco meno di due mesi di piena attività e poi le nuove restrizioni. «È stato un rischio aprire in un anno particolare: il proprietario è un ragazzo giovanissimo, era riuscito a ottenere dei finanziamenti e non voleva rinunciare. Abbiamo fatto tanti investimenti e continuiamo a farli, ma siamo stati costretti a mettere due persone in cassa integrazione». Poco dopo le 14 gli ultimi clienti vanno via.

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