, la realtà era già così forte, così significativa e simbolica, da rendere ridondante ogni finzione?
"Fu un'esplosione del mondo delle università e delle scuole superiori. Nacque per la liberazione di alcuni leader sindacali imprigionati e da una serie di provocazioni del governo, accompagnate dalla repressione, e suscitò una reazione unanime, soprattutto nella capitale. Checché se ne dica, non fu quasi per nulla influenzato dal Maggio francese né dall'invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Non eviti di sottolineare anche i limiti del Movimento: un messaggio esclusivo, povero, che non sapeva riversare nelle parole d'ordine la prosa di Cortázar o le poesie di Benedetti. E soprattutto il settarismo della parte politicizzata, dei gruppi di sinistra... "Certo che me ne pento. Uno dei fattori che ci costruiscono è l'immagine che abbiamo di noi stessi. E il senso di colpa è bastardo. Continuo a chiedermi: perché non ero lì? Mio padre mi convinse che mi avrebbero arrestato - io non ero ancora cittadino messicano e c'era la caccia agli stranieri - e mi mise su un aereo per Madrid. Tornai il 5 ottobre, ma era tardi.
Nella memoria collettiva, il '68 messicano viene spesso ridotto alla strage di Tlatelolco. Un po' come, in Italia, gli anni Settanta vengono ridotti agli"anni di piombo", alle Brigate Rosse, agli attentati. Tu scrivi che è"un atto di patetico riduzionismo".
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