La Repubblica islamica dell'Iran sembra spaccarsi in due tra chi difende ile chi lo brucia, insieme all'hijab. In migliaia hanno voluto seguire l'appello delle autorità e hanno così solcato, oltre alle strade della capitale, anche le piazze di altre città tra cui Ahvaz, Isfahan, Qom e Tabriz, inneggiando tra l'altro alle forze dell'ordine.
L'eco della protesta arriva in Europa, con manifestazioni spontanee di sostenitori come a Berlino e a Bologna. La battaglia per i diritti civili iraniana si combatte ovviamente anche sui social. Negli ultimi giorni, però, è diventato più difficile seguire ciò che accade, viste le restrizioni che le autorità impongono a Internet. A partire da mercoledì,, con interruzioni che vanno dal pomeriggio alla mattina presto rendendo difficile per i manifestanti, i giornalisti e gli attivisti che utilizzano i social media condividere foto, video e informazioni.
"L'Iran deve porre fine all'uso della violenza contro le donne che esercitano i loro diritti fondamentali. Bisogna trovare i colpevoli della morte di Mahsa","Le donne devono essere libere di indossare quello che vogliono", ha detto la portavoce della Casa Bianca,ha lodato"la lotta coraggiosa delle donne control'oscurantismo" durante la sua visita a Palazzo di Vetro.
Su Istagram interviene anche il mondo dello spettacolo e della cultura a favore della libertà delle iraniane, come quello della cantate iconica
Per me non solo il Corano su deve bruciare ma qualunque libro ( si fa per dire) sacro
ELEZIONI: BISOGNA ESSERE FISCALI, PER LE SCHEDE BISOGNA DIRE 'CAMERA' E 'SENATO', E NON PALAZZO MADAMA?
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