Mio caro Van Gogh, non eri un pazzo

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Si può dire che questo libro abbia cominciato a nascere molti anni fa, nell’estate del 1986. Le recensioni 📖 di Tuttolibri .

Si può dire che questo libro abbia cominciato a nascere molti anni fa, nell’estate del 1986. Durante un viaggio in Olanda, in agosto, in treno, autobus, bicicletta e lungamente a piedi.

Il libro parte da quei giorni ormai lontani, della mia piena giovinezza, e racconta la vita e l’opera di Van Gogh facendo continuo riferimento alle sue lettere, che diventano quindi non solo l’occasione per lo svolgimento di una vera e propria trama, ma anche il riferimento assoluto pagina dopo pagina. Quasi come fosse Van Gogh, almeno in alcuni capitoli, a raccontarsi, in una sorta di autobiografia che non ha mai scritto. La vita si intreccia con l’opera e ugualmente l’opera entra nella vita.

La pubblicazione di stralci delle lettere, poco dopo la morte di Van Gogh, è stato un elemento fondamentale nella crescita graduale della sua notorietà. Come per nessun altro artista, per di più quasi incompreso almeno fino all’ultimo anno della sua esistenza, le lettere sono tantissime e sono documenti taQuelle che oggi conosciamo sono certamente solo una parte di quante ne aveva scritte e ricevute.

Il lungo lavoro di preparazione da parte di Jo Bonger, in vista della pubblicazione dell’epistolario tra i due fratelli Van Gogh, culmina con una suggestione piena d’amore. In quello stesso 1914, all’inizio del mese di aprile, all’aprirsi della primavera, decide che Vincent e Theo debbano tornare vicini, l’uno accanto all’altro. Per sempre. E quante volte parlando di Vincent si nomina il «per sempre».

 

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