Accelerazione vorticosa legata anche all’ingresso sul terreno di gioco di nuovi protagonisti, aziende tradizionali che imboccano la strada dell’open innovation andando oltre la ricerca interna per aprirsi invece a nuove contaminazioni. Edison, ad esempio, trasferisce così nell’incubatore del Politecnico parte della propria ricerca, UniCredit consolida il proprio programma Start Lab per sostenere nuove iniziative , Tim rilancia sulla propria piattaforma WCap .
Difficile distinguere la causa dall’effetto: quel che è certo è che nella metropoli si sia avviato un circolo virtuoso che coinvolge multinazionali e aziende italiane, università, aspiranti imprenditori. Che in termini “fisici” si traduce nella vorticosa fase di trasformazione urbana visibile in città , in termini economici nello sviluppo esponenziale di nuove attività e idee imprenditoriali.
L’arrivo dell’Ema avrebbe certo rappresentato la classica “ciliegina”, che tuttavia non modifica il quadro di fondo, con la città intenzionata a consolidare i propri punti di forza tradizionali ma impegnata pesantemente anche in nuovi percorsi, costruiti attraverso collaborazioni un tempo impensabili.
Come quella avviata tra Università Bocconi e Politecnico di Milano, in partnership per sostenere e sviluppare le start-up mettendo a sistema competenze tecnologiche a capacità manageriali e avviando anche percorsi di formazione comuni. O come accade nella medicina, con l’accordo tra Humanitas University e Politecnico di Milano per un nuovo corso di laurea che fonde medicina-chirurgia con ingegneria biomedica.
Che attrae i “grandi” ma che pare in grado di accompagnare anche i “piccoli”. Come dimostra il caso dell’ormai ex start-up Digital360, nata nel 2011 e oggi arrivata a oltre 22 milioni di ricavi con 230 addetti. I motivi? Andrea Rangone, ceo dell’azienda, la pensa in fondo come lo startupparo calabrese appena partito con Innovacarbon. «Clienti a chilometro zero, talenti da assumere, finanza per crescere.
Dovreste dire anche quante start-up poi hanno successo. Circa 80% fallisce nei primi tre anni
Ma un vecchio che rappresenta oltre 400 imprese digitali sostiene che in Italia manchino abilità e talenti. MEF_GOV
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