Mazda MX-30, la prova - Un’elettrica fuori dal coro - La Stampa

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Design dirompente su 4,4 metri di lunghezza, ma solo 200 chilometri di autonomia. Ecco la prima “zero emissioni” di Hiroshima.

è colma di approccio ingegneristici alternativi, a partire dal famoso motore rotativo, per arrivare al recente motore Sky-Activ X, un benzina che funziona quasi come un Diesel. Ma, più in generale, la Casa di Hiroshima da molti anni sostiene con forza ildei motori termici, quando quasi tutti si affidavano al “downsizing”: non è la cilindrata la cosa più importante, ma trovare la “giusta cubatura” per massimizzare l'efficienza globale.

ma non di sola coscienza ecologista vive l'automobilista. Così la prima Mazda elettrica sembra proporsi comecioè un piccolo propulsore termico adibito solo a generare elettricità e scollegato dalle ruote.una tecnologia in cui a Hiroshima non hanno mai smesso di credere, ma non arriverà prima delinvece, sarà il momento della la MX-30 “liscia”.

con le fattezze di una CX-30 e la sostanza della MX-30 che verrà, un'auto che ha l'ambizione di usare una parte del nome dellacioè la Mazda più famosa nel mondo. Guidando il prototipo sulle tortuose strade intorno a Lisbona l'abbiamo trovatacon un feeling che ci conosce le altre Mazda riconoscerà subito e che sicuramente è dovuto anche alla distribuzione dei pesi prossima al 50:50 e alla rigidità torsionale maggiore del 40% rispetto a quella della CX-30.

Questo perché la sua priorità è essere piacevole da guidare e connessa con il pilota, a cui richiedere azioni naturali, senza spiazzarlo. Anche per questo gli ingegneri hanno realizzatoquanto più possibile coerente e non generato artificialmente, per restituire sensazioni realistiche.

 

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