Nel 1997 una ragazzina esile, nata in Cecoslovacchia e cresciuta in Svizzera, andò a un passo dall’impresa sportiva del decennio. A sedici anni arrivò al primo posto della classifica del tennis femminile mondiale e ci rimase con la leggerezza di una predestinata. Partecipò a 17 tornei del circuito Wta, giocando 76 partite e vincendone 71.
Il 1997 sembrò lo sbocco naturale di questa corsa frenetica. E il punto più alto fu sicuramente il torneo di Wimbledon. Hingis arrivò in finale con un record di 43 vittorie e una sola sconfitta nella stagione e senza aver perso nemmeno un set nel torneo. Il 5 luglio scese in campo sul centrale contro Jana Novotná, una tennista che aveva quasi il doppio dei suoi anni e stava ancora cercando di vincere il suo primo torneo dello slam.
È una fama che per la verità lei stessa aveva contribuito ad alimentare, fin da quando era bambina. Nel 1993, dodicenne, un giornalista le chiese di commentare le parole di Martina Navrátilová, che le aveva consigliato di non entrare nel circuito professionistico troppo presto. Hingis aveva risposto così: “Io non la giudico, perché invece lei mi giudica? Io non penso che lei sia troppo vecchia per giocare. Perché deve dire che sono troppo giovane?”.
A fine partita Hingis si andò a nascondere negli spogliatoi. Tornò in campo per la premiazione, piangendo e avvinghiata al collo di sua madre. Dopo aver ritirato la coppa, Graf si rivolse a lei dicendole di non preoccuparsi, era una grande tennista e avrebbe sicuramente vinto il Roland Garros in futuro.
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