“Il maggiore malessere è dovuto al protrarsi della situazione. Non è normale passare i propri diciott’anni chiusi in casa.solo una delle frasi del campionario raccolto dalla Consulta provinciale studentesca di Lecco attraverso un questionario che ha coinvolto più di 5mila giovani che frequentano le scuole secondarie di secondo grado chiedendo loro un’opinione su gestione trasporti, contenimento del contagio e Covid nei rispettivi Istituti.
La fotografia emersa è quella di uno spaccato di una delle realtà tra le più ricche d’Italia che lascia presagire quanto possa essere drammatica la situazione in altre zone dove la povertà complica ancor più la vita dei ragazzi dopo oltre un anno di Covid.
: “Quando si vuole tornare in presenza – spiega il sociologo – è perché non se ne può più della didattica a distanza e del distanziamento fisico, quando si vuole restare a casa è per il timore del contagio, non perché si apprezzi la didattica a distanza . Quest’ultima, accettata nel primo lockdown come soluzione di emergenza, sembra in questo nuovo anno scolastico aver superato una soglia di tolleranza.
Poi, alla fine di tutto, vorrei proprio vedere quanti studenti andranno VERAMENTE a scuola o facciano 'festa' per andare a giocare a pallone o altro. Oltre, vorrei proprio vedere la preparazione e quanti promossi a pieni voti, considerando la scuola italiana è ultima in Europa
Al sociologo chiederei che cosa avrebbe potuto fare la scuola, un ministero che non ha autonomia non può fare nulla se non chiacchiere. Un ministro che non può prendere decisioni autonome e metterci la faccia che dovrebbe fare?
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