Ancora non sanno se potranno davvero riaprire il prossimo 18 maggio, ma tra i grandi imprenditori del commercio non alimentare in queste ore c’è soprattutto una parola che serpeggia: serrata. Saracinesche tenute giù questa volta non perché obbligati dalla legge come forma di contenimento del virus, ma per protesta nei confronti di un governo che «continua a non considerare il commercio organizzato», come ha scritto in un comunicato Mario Resca, presidente di Confimprese.
Restano, dunque, escluse le grandi catene, da Ovs a Yamamay, da Calzedonia a Geox, per fare alcuni nomi italiani, che rappresentano circa il 30% del mercato. «Pur essendo in numero limitato, sono oltre il 99% del totale fatturato Confimprese e 600mila occupati, pari al 35% dell’occupazione del commercio al dettaglio in Italia», ha sottolineato Resca.
Se chiudete ci fate un favore e si torna ad avere i negozi a conduzione familiare.
Conte dimettiti
ce ne faremo una ragione
Avanti il prossimo
Ma ancora chiedete soldi pet il coronavirus? Con quello spot melenso!
Tranquilli , Di Vairus ha detto che il governo prende le decisioni con la testa e il cuore pensando alle persone, dimenticandosi di dire che le persone cui si riferisce sono i negri e degli italiani chissene frega
Qualunque lavoro che faccia portare a casa, in questa emergenza, 1500€ NETTI al mese va bene. Lo stato deve intervenire quando qualche attività non si accontenta di 1500€/mese NETTI e sanzionarle. Bisogna premiare chi vola basso e si accontenta di un dignitoso stipendio. pcu
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