La Tunisia non è la discarica dell’Italia

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Il sequestro in Tunisia di centinaia di container di rifiuti italiani ha svelato un traffico milionario tra le due sponde del Mediterraneo. L’inchiesta di Stefano Liberti e Angelo Mastrandrea.

I container occupano la banchina in tutta la sua lunghezza. Sono 212, impilati a tre a tre, ben visibili dal lungomare e dalla medina che domina la città.

Una volta ottenute dalla regione Campania le autorizzazioni per l’invio dei materiali, il 22 maggio 2020 è partito il primo carico: settanta container imbarcati al porto di Salerno su una nave battente bandiera turca, la Martine A della Arkas Container Transport, sbarcati in Tunisia pochi giorni dopo e trasportati in un deposito della Soreplast a Moureddine, un piccolo comune a una decina di chilometri da Sousse. A luglio erano già arrivati altri tre carichi, per un totale di 7.

In effetti, la convenzione di Bamako del 1991 vieta l’importazione in Africa di scarti pericolosi, mentre quella di Basilea del 1989 per la regolamentazione dei movimenti transfrontalieri di rifiuti e il regolamento europeo 1013 del 2006 ne autorizzano l’esportazione verso un paese terzo solo se è in grado di riceverli e ha una fabbrica che possa procedere al loro riciclaggio.

La scritta Soreplast campeggia invece sul portone di un edificio in aperta campagna, sulla strada che porta al paesino di Moureddine, a una decina di chilometri di distanza. Il palazzo è chiuso, la dogana l’ha messo sotto sequestro. Le porte sono murate. Non ci sono gli infissi, a indicare che è stato costruito di recente e non è stato mai terminato. Dietro c’è un hangar. È lì che sono stoccati settanta container usciti dal porto.

A sinistra, il direttore generale del ministero dell’ambiente Hédi Chebili, 16 marzo 2021. A destra, Basma Jebali, la direttrice dell’Anged, 16 marzo 2021. “Qui arriva la spazzatura dei cittadini e di numerose attività commerciali, soprattutto supermercati e centri commerciali”, spiega Ciro Donnarumma, che come responsabile della logistica della Sra ha organizzato i carichi e le spedizioni dei container in Tunisia. Prima di sigillarli, ha scattato 2.500 fotografie per testimoniare che il contenuto corrispondeva a quanto dichiarato.

 

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