Il 40% di tutte le specie di insetti presenti sulla Terra potrebbe scomparire nell’arco di pochi decenni a causa dell’inquinamento luminoso delle città. Molti penseranno che sarebbe un bel modo di liberarsi finalmente di mosche e zanzare, di scarafaggi e tarme, ma la realtà è ben diversa.
In un nuovo studio reso pubblico nei giorni scorsi, il biologo Avalon Owns della Tufts University del Massachusetts ha messo a confronto, con l’aiuto di numerosi colleghi, i risultati di 200 ricerche indipendenti sui diversi modi nei quali l’inquinamento luminoso ha conseguenze sulla vita degli insetti.
Ogni insetto reagisce in modo diverso alle fonti luminose. Le Anostostomatidae e Rhaphidophoridae della Nuova Zelanda fuggono lontano; le falene sono attratte e muoiono contro le lampadine; le libellule, che già vivono poche ore, depongono le uova sul terreno invece che sull’acqua. I guai maggiori avvengono ovviamente nelle città, ma anche le strade, le autostrade e i luoghi illuminati delle campagne contribuiscono a quella che gli studiosi hanno definito “l’apocalisse degli insetti”.
«Ci preoccupiamo giustamente dei mutamenti climatici – ha detto James Karl Fischer del Zoological Lighting Institute, una charity che combatte l’inquinamento luminoso -, ma dovremmo prendere altrettanto sul serio questa apocalisse. Gli insetti sono i cardini dell’ambiente e sono necessari alla sopravvivenza degli altri animali. La diversità degli insetti è cruciale anche nel mantenimento della nostra catena alimentare».
A causa dell’inquinamento luminoso in Germania il numero degli insetti è diminuito del 76% negli ultimi 30 anni e nel Nord America la scomparsa in 50 anni di 3 miliardi di uccelli è stata legata anche alla progressiva strage del loro cibo preferito, appunto gli insetti.
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