Era il 16 ottobre del 2018 quando chiudevamo casa, tra le cime già innevate delle Alpi Graie. Un giorno e mezzo ed era già confine da superare, una croce tra neve e nebbia al Col dell’Autaret estremo Nord Ovest d’Italia. Un’emozione da vivere altre ventitré volte, tante le frontiere attraversate prima di arrivare a Trieste il 15 ottobre 2019, trecentosessantacinque giorni e undicimiladuecentosettantacinque chilometri di passi dopo.
Francia, Spagna, Portogallo, ancora Spagna e Francia, ma questa volta da Ovest a Nord Est, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Repubblica Slovacca, Ungheria, Romania, Serbia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Slovenia.
Centosessanta giorni di grandi pianure in Francia, Polonia e Ungheria a bilanciare i duecentocinque trascorsi a salire e scendere da colline e montagne. Dalle Alpi al Vercors, dai Pirenei alla Meseta meridionale, dai Monti di Toledo al Sistema Centrale Spagnolo, dalla Serra da Estrela al monti Cantabrici, e le Alpi Transilvaniche, i Monti Balcani, il massiccio montuoso dei Rodopi in Macedonia del Nord, la Catena del Monte Korab, le Alpi Dinariche.
Un’esperienza di vita frugale, quasi monacale: giorni cadenzati da orari e attività sempre uguali, alla ricerca di incontri con natura e persone, ogni sera l’ansia della precarietà per la mancanza di un tetto sicuro a cui arrivare a fine giornata. Numerose le piccole gentilezze, brevi condivisioni o lunghi dialoghi, magari aiutati dal traduttore di Google. Claire, anziana donna francese, ci benedice augurandoci passi leggeri.
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