, iniziati sabato e proseguiti nei giorni successivi, l’esercito israeliano aveva già mobilitato 300mila riservisti, cittadini che hanno svolto il servizio militare obbligatorio e che possono essere convocati per tornare temporaneamente nell’esercito per esercitazioni o in caso di crisi.
Il sistema dei riservisti israeliano ha pochi corrispettivi nel mondo per dimensioni (in rapporto alla popolazione) e per velocità di mobilitazione. Ed è un caso piuttosto unico nel mondo occidentale, dove si sta per lo più superando il sistema basato sulla leva obbligatoria per sostituirlo con eserciti di professionisti dai numeri più ridotti.
Questi possono essere richiamati per addestramenti, preparazione e impieghi operativi per un massimo di 36 giorni l’anno (estendibili di una settimana in casi particolari).
Le compagnie aeree e l’esercito stanno organizzando una risposta a un altro problema nella mobilitazione, quello del rientro in Israele dei molti riservisti che si trovano all’estero, una delle più importanti festività della religione ebraica, che dura otto giorni. Il ritorno in Israele si sta rivelando complicato, vista la cancellazione di parte dei voli di linea e gli alti prezzi dei biglietti di quelli rimasti.
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