Bottas, Leclerc, Norris: l’inedito podio del Gran premio d’Austria contiene tre storie molto diverse. Innanzitutto, quella del vincitore che ha difeso la pole position e gestito le ripartenze dalla safety car tenendo dietro un certo Lewis Hamilton, suo compagno di squadra. Il Mondiale è cosa loro, un affare interno alla Mercedes, e nel primo round ha prevalso il numero due.
Sono loro ad avere animato una gara divertente e ricca di colpi di scena, animata da errori e sorpassi al limite. C’entra anche la fortuna, ma il merito dei tre ragazzi sul podio è quello di non avere commesso errori e di avere approfittato di tutte le occasioni. Gi altri, con poche eccezioni, hanno manifestato la ruggine della lunga inattività. Partiamo dal numero uno: Hamilton si è preso tre posizioni di penalità per non avere rispettato la bandiera gialla in qualifica. In un primo momento, il sei volte campione del mondo era stato assolto, ma la visione di un nuovo filmato fornito dalla Red Bull ha indotto gli steward a punirlo poche ore prima del via.
L’elenco degli errori da inattività è lungo: sbaglia Vettel nel modo più doloroso, compromettendo la corsa proprio contro il pilota che prenderà il suo posto a fine anno, cioè Sainz. Sbagliano pericolosamente i meccanici dell’Alfa Romeo che montano male una ruota a Kimi Raikkonen. Sbagliano Grosjean e Magnussen, finiti fuori pista. Ma tranquilli: domenica ci sarà la rivincita. Stessa pista, stessa ora. Cambia solo il nome: sarà il primo Gran premio di Stiria.
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