BARBARA COTTAVOZPortare l’ospedale a casa dei malati invece di imporre il ricovero in una struttura così lontana dalla vita di ogni giorno e dai propri cari: l’importanza delle cure sanitarie domiciliari è risultata evidente in questa pandemia e ha sottolineato, se ce ne fosse stato bisogno, la via per una riforma della sanità.
Come procedere lo indica «CANP – La CAsa Nel Parco», piano per l’ospedalizzazione a domicilio che è risultato il migliore progetto del Premio IR20 Piemonte Innovazione e Ricerca, istituito dalla Regione Piemonte. Ha un budget di 11 milioni e coinvolge ventiquattro soggetti, pubblici e privati tra cui l’ospedale Maggiore di Novara con il suo centro per Sclerosi laterale amiotrofica.
Il loro ruolo è centrale perché hanno già esperienza nel campo delle cure e della riabilitazione a domicilio ma saranno anche gli «utilizzatori» che sperimenteranno l’applicabilità concreta delle ricerche di atenei e imprese per coniugare la pratica medica e le tecnologie digitali con l’obiettivo di evitare il più possibile il ricovero.
«È un progetto che sarebbe servito prima della pandemia – commenta l’assessore regionale all’Innovazione Matteo Marnati –: ci dà l’idea di come sarà l’ospedale del futuro e forse è anche più avanti di come l’immaginiamo adesso. Novara, con Torino e Orbassano sarà un laboratorio in cui verrà sperimentato quello che puntiamo a realizzare nella nuova Sanità».
Il Maggiore partecipa con il centro per la Sclerosi laterale amiotrofica, di cui è responsabile la dottoressa Letizia Mazzini, del reparto di Neurologia diretto dal professor Roberto Cantello: ha proposto uno studio su un nuovo modello assistenziale, integrato e complementare agli standard di cure già in atto.
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