ce n’erano molti, ma nessuno degli inquirenti di allora ascoltati ha saputo spiegare come non si riuscì a evitare il depistaggio. Persino la lettera dell’ottobre 1994 in cui Boccassini e il suo collega Roberto Saieva misero in dubbio la credibilità di quello strano pentito diventa un mistero, con gli altri pm che dicono di non averla mai ricevuta. «Io non ho tanti elementi sul dopo, però il fattodal primo o secondo interrogatorio», ha ribadito Boccassini.
A smentire il falso pentito furono ex boss di ben diverso calibro sedutisi davanti a lui; ora s’è scoperto che pure a, nel ricordo del suo avvocato di allora, «bastò un minuto di colloquio appartato con Scarantino, e disse che non era uomo d’onore»; eppure di questa conclusione del pentito «vero» non c’è traccia nel verbale di confronto ufficiale. E ci sono una, regolarmente autorizzati dai magistrati, da cui presumibilmente è scaturita la.
Tra le «anomalie» ci sono anche i «contatti informali con il collaboratore ed i suoi familiari», che non hanno trovato adeguate giustificazioni. E che ancora oggi consentono al falso pentito e alla che però si sono rivelate false, o non hanno trovato conferme. Contribuendo a intossicare ulteriormente la vicenda. Nella quale non mancano i» e l’irrituale coinvolgimento richiesto dall’allora procuratore di Caltanissetta
Un depistaggio senza reato? Quindi tutto normale ?
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