egner Lucio era arrivato da Londra poco prima di Natale. Strette di mano a Piero il custode: «Sì, sì, tutto bene. Torno in Inghilterra dopo l’Epifania». L’ingegner Lucio lo hanno portato via in barella quelli della Croce verde, ieri alle 18,43. Pantaloni della tuta da ginnastica di colore blu, maglioncino di cachemere bianco e giubbotto nero sulla testa.
Poi, vai a sapere perché e per quale strano percorso mentale, Lucio è cambiato. «Era un tipo molto razionale, simpatico, aperto» dice Piero il portinaio. È diventato un’altra persona. Sospettoso. Spaventato. Fin troppo reattivo.li aneddoti si sprecano. Subito dopo Natale una volante della polizia interviene in quella casa. «Qualcuno mi sta mettendo delle strane sostanze nel cibo» racconta Lucio. Gli agenti annotano. Sembra tranquillo.
Sorrisi e silenzi. Dall’ottavo piano, per giorni, nessuno ha sentito arrivare rumori. Ma Lucio stava male. Chiuso nel suo mondo, spaventato, a tratti pericoloso per se stesso. Dicono che ieri fosse stato predisposto un Tso. E dicono che un medico lo avesse visitato pochi giorni fa. Le uniche certezze, però sono quelle di ieri. Quando l’ambulanza è arrivata con una pattuglia della polizia municipale per eseguire il ricovero coatto. Ecco, in quell’istante Lucio è diventato un altro.
Il resto è cronaca di 180 minuti con fiato sospeso. Di carabinieri che arrivano in forze. Di vigili del fuoco pronti ad intervenire. Di soccorritori che si preparano al peggio, come si fa in questi casi. Tre ore di pettegolezzi in strada. Con la gente che, curiosa, si avvicina, s’informa, scatta fotografie con lo smartphone. «Io ho un’amica che abita all’ottavo piano, ha tre figli pure lei.
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