Questo articolo è pubblicato sul numero 18-19 di Vanity Fair in edicola fino all’11 maggio 2021
Confesso che li ho sempre un po’ snobbati, trovandoli di cattivo gusto. Forse sbagliando: anche l’opera più mediocre – avvertiva il critico gastronomico di un film Pixar,– ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Parlo dei nani da giardino. Hanno una loro curiosa e lunghissima storia, circolano in Europa da almeno quattro secoli. La notizia è questa: il blocco recente del Canale di Suez li ha resi pressoché irreperibili.
Si trovano a fatica sia in plastica sia in pietra. Il responsabile di una grande ditta inglese ha raccontato alla Bbc che la situazione è davvero critica: il giardinaggio ha riguadagnato popolarità durante i confinamenti, e le aziende non riescono a fare fronte al massiccio incremento delle richieste di articoli decorativi, nani in testa. Imprigionati a bordo dei container rimasti fermi nel Canale di Suez.
Se non riuscite a capire come si possa soffrire per la carenza di queste simpatiche o inquietanti presenze inanimate, contattate Dave R., che vive ad Hayle, in Cornovaglia, e di recente ha mostrato alle telecamere di un programma televisivo i 240 nani collezionati negli ultimi cinque anni. Hanno preso il controllo del giardino e, in qualche modo, della sua vita.
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