(di Elvira Terranova) - L'ex paladino dell'antimafia, finito in carcere per corruzione, mentre era tra gli uomini più potenti in Italia, grazie alle sue conoscenze istituzionali,"raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l'uso"."Ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine, l'uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro". Non solo. Montante"si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all'uso".
"Dietro la coltre fumose della locuzione 'sistema', tanto spesso utilizzata anche in questo giudizio, nonostante sia più appropriata alla sintesi giornalistica che non all'analisi dei fatti tipici propria della giurisdizione, si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più...
Un altro capitolo è dedicato ai suoi rapporti con la famiglia mafiosa Arnone di Serradifalco, paese di origine di Montante."Non voleva fare emergere pubblicamente i suoi rapporti con la famiglia Arnone", scrivono i giudici della Corte d'appello di Caltanissetta."Si può dare per certo che aveva intrattenuto rapporti di familiarità e di affari con la famiglia Arnone.
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