«Adesso ti faccio vedere una cosa...». Il sorriso di Gianni è sornione. Apre un cassetto, scartabella e mi mostra tre fogli scritti a mano. Sul primo c’è scritto Maradona, sul terzo Ronaldo. «Guarda, queste sono le prime relazioni su Diego e su Cristiano. Li vidi in azione quando l’uno aveva sedici anni e l’altro diciassette. Mi bastò poco per capire che erano già due fenomeni».
Un formidabile affabulatore. Una miniera sempre aperta di emozioni, raccontate come se fosse la prima volta in cui le avesse provate. Adesso che, come dice Sant’Agostino, è come se Gianni si fosse nascosto nella stanza accanto, il ricordo patavino si mescola a tutte le volte che ci siamo incrociati. Da vero Fregoli del calcio, in ognuno dei ruoli che ha ricoperto egli ha incarnato la natura stessa dello sport che amiamo: passione, stile, rispetto, competenza.
Aveva 82 anni, Gianni, ma se non ci fosse stata la pandemia avrebbe continuato a girare il mondo, come se di anni ne contasse quaranta di meno. «Di Maradona ce n’è uno, di Cristiano pure, ma vuoi mettere se ne scoprissi un altro?».
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