Condividere il racconto della propria malattia è un gesto generoso che accende i riflettori sulle nostre paure e fragilità. E ci fa sentire tutti meno solitavo scrivendo del suo libro quando mi è capitato di vederla in un’intervista in tv.
Un lavoro toccante scritto con professionalità come solo i veri giornalisti d’inchiesta sanno fare. Ma in copertina sull’– il suo giornale – ci è andata per un altro motivo, inaspettato per lei e per i suoi lettori.per la quale, a oggi, non esiste una cura. Sottolineo a oggi perché la ricerca per fortuna galoppa e tutti noi dobbiamo sostenerla anche se non siamo malati, né facciamo parte di quel cerchio di amici e parenti che quando una persona cara si ammala in qualche modo si ammalano anche loro, stretti insieme in un viaggio burrascoso e inaspettato a cui nessuno è stato preparato.
che sicuramente potrebbe essere migliore e più efficiente ma è comunque un bene prezioso che dobbiamo difendere dai continui attacchi politici che vorrebbero continuare a smontarla pezzo pezzo come è successo in questi ultimi anni.che ha scoperchiato le debolezze del sistema sanitario. Il libro di Francesca è privato e politico al tempo stesso proprio come il famoso slogan che scandivano anni fa.e la narrazione di Francesca ci aiuta a liberarci dagli stereotipi che spesso costringono i malati all’isolamento e alla solitudine.
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