unica cosa che s’è conservata, dell’idea originale del libro, è il titolo. Il romanzo che esce in questi giorni infatti, in origine, doveva essere un saggio. Per scrivere, il mio libro al quale sono più affezionato, avevo già indebitamente saccheggiato la vita e l’opera di Pellegrino Artusi, scoprendo chicche che mi sarebbe piaciuto raccontare un giorno in maniera organica, e da tempo avevo voglia di scrivere una sorta di zibaldone a partire dal ricettario.
CHIMICA - Dove si sarebbero mostrate le ricette che vengono esposte in modo chimico ragionato, come quella del brodo oppure quella sulla cottura dei maccheroni , passando per la composizione molecolare dei funghi , e si sarebbe disquisito su come l’Artusi avesse familiarità con la materia.
LUOGHI & SITI: Ove si naviga lungo lo stivale mostrando come esso, per l’Artusi, sia in realtà un trapezio. Gran parte delle ricette vengono dalla Toscana e dall’Emilia Romagna, v’è pochissimo Nord e pochissimo Sud e soprattutto, nella ricetta del Minestrone, si parla malissimo di Livorno: da pisano, una ricetta che non posso non sottolineare con soddisfazione.
SINCERITÀ: Dove avrei voluto cominciare riportando quello che diceva Primo Levi a proposito del libro dell’Artusi: che è scritto con uno scopo chiaro e nobile, che è di autentico interesse dell’autore. Non quello di mangiare bene, ma di fare sì che tutti possano mangiare bene. In questo modo, spontaneamente, il borghese Pellegrino arriva all’arte.
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