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L’obiettivo è avere le nuove regole di contrasto del dumping fiscale entro il 2023. Due anni per dare attuazione a un’intesa storica, come ha ribadito il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz a Venezia, poche ore prima delfinale del G20 dei ministri dell’Economia e dei banchieri centrali.
Anche gli Stati Uniti avranno i loro compiti a casa da fare. La Casa Bianca, impegnata in una difficile partita sul fronte interno per riformare il proprio Fisco, deve ottenere il sostegno del Congresso. Washington vede l’aliquota del 15% come una base di partenza. Anche Parigi e Berlino continuano a spingere per una soglia più elevata.
La global minimum tax, che secondo l’Ocse potrebbe generare 150 miliardi di euro l’anno di gettito, è solo uno dei due pilastri dell’intesa. L’altro prevede la ridistribuzione della competenza a tassare i profitti di circa 100 multinazionali con fatturato oltre i 20 miliardi di dollari, in modo da spostare il prelievo nei Paesi dove i grandi gruppi fanno incassi. L’accordo Ocse parla di una quota pari al 20-30% della redditività che eccede una soglia del 10%.
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