MILANO. Musica e calcio, due mondi apparentemente lontani che solo due grandi come il maestro Claudio Abbado e l’allenatore Fabio Capello hanno saputo avvicinare. La loro amicizia è stata rievocata venerdì sera alla Scala di Milano per ricordare il direttore d’orchestra scomparso nel 2014.
Sotto i lampadari luccicanti e gli stucchi dorati del Ridotto Toscanini l’allenatore ha svelato come iniziò il loro rapporto: «Quando allenavo il Milan Confalonieri mi portava spesso alla Scala. Con Abbado mi sarebbe piaciuto parlare di musica, ma lui voleva parlare di calcio. Mi chiedeva di Van Basten, Baresi e Maldini, i suoi preferiti.
Fu l’inizio di un rapporto durato anni e basato sulla comune partenza dal centrocampo. Abbado, come il Capello giocatore, si dilettava infatti in quella posizione e aveva creato anche una squadra di giocatori della Scala. «I migliori allenatori o vengono dal centrocampo o non hanno mai giocato, come Sacchi e Mourinho che hanno cambiato il sistema non sapendone nulla», sancisce il mister.
E a celebrare Abbado ecco pure Evelino Pidò, suo assistente, direttore d’orchestra, nonché compagno di calcetto: «Lui aveva paura di farsi di male, il temperamento lo riservava tutto per la musica, però era molto elegante, come del resto nella vita. Fu lui a ideare il torneo europeo tra le squadre dei teatri».
Quante assonanze, insomma, tra musica e calcio. Come la ricerca dell’armonia, che direttore d’orchestra e allenatore cuciono tra i loro seguaci. «A volte - rivela Capello - prima del riscaldamento prepartita si studiano delle musiche per dare il ritmo alle azioni».
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