Lo sviluppo della gara non è stato quindi per nulla scontato. Sin dallo scatto iniziale, si è vista una grande forma della Ferrari di Carlos Sainz, che beffa il poleman Norris. Prova ad allungare ma non gli riesce, perché dopo nemmeno 9 giri si vede già che la sua monoposto soffre molto, troppo di “graining”.
Al giro 49 rientra Hamilton, Norris no. Eppure per un attimo le precipitazioni sembrava che stessero calando. Invece no, la minaccia è stata sottovalutata da troppi. A partire da Norris, che ignora la chiamata del suo ingegnere: resta dentro, mostra un coraggio da leone, una carattere da piloti d’altro tempi. Per qualche minuto ha scaldato il cuore dei suoi fans, poi è apparso evidente che si è trattato di un azzardo eccessivo.
Non c’era molto da dire: l’acqua ha impattato democraticamente su chi non avesse cambiato le gomme in tempo. Si è visto un grande pattinamento in uscita di molte curve ma anche problemi di frenata e di tenuta in genere, per quasi tutti: era davvero una scommessa tenere la macchina in pista.
Dopo vari errori, messi in conto, Norris si è dovuto arrendere e andare ai box al giro 51. A quel punto la fregatura è stata servita: Hamilton lo aveva già passato un minuto prima nel settore 2 con le gomme sbagliate e il gap è diventato incolmabile, scivolando fino al settimo posto. Più “furbi” di lui, nell’ordine, dopo il podio di Hamilton, Verstappen e Sainz: il suo compagno di squadra Ricciardo, Bottas che partiva dal fondo, l’astuto ed esperto Alonso.
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