Insomma, anche lei si è dedicata ai lavoretti.
«Ho fatto la cameriera per molto tempo fino a quando non ho avuto la grande fortuna di riuscire a vivere del mio mestiere. Se c’è una cosa che mi accomuna a Suleima è la grandissima voglia di indipendenza: i miei genitori avrebbero potuto darmi una mano, ma io volevo fare da sola, come se continuassi a ripetermi “ce la faccio e, se posso, ti do pure una mano”».«Quando sono andata a vivere da sola nel 2016, a 27 anni».
Prima, però, ha viaggiato molto all’estero per motivi di studio: non era un’indipendenza anche quella? «Assolutamente sì. Penso, per esempio, a New York, una città in cui mi piacerebbe tanto vivere in futuro e che mi ha insegnato che il tempo è prezioso e che fugge un po’ per tutti. Ho sempre avuto una grande fame di cose nuove, di scoperte, e ho sempre cercato il bello in ogni cosa: i viaggi, in questo, sono stati fondamentali perché mi hanno permesso di conoscere decine di ragazzi stranieri che avevano il mio stesso sogno.
«È stata una scelta legata a dei piccoli traumi con la docenza universitaria: avevo idealizzato troppo quel mondo, mi ero convinta che i docenti dovessero trasmettere l’amore e il sentimento in quello che spiegavano ma, molto spesso, avevano un atteggiamento sprezzante nei confronti dello studente. So che purtroppo non possiamo scegliere i professori, ma sono convinta che molte delle rinunce di chi cambia percorso dipendano da questo.
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