, ossia apparecchiava la tavola cercando di personalizzarla. Poi c’è stata la scuola alberghiera a: alle sei di mattina in motorino per andare in stazione, treno per arrivare a scuola, un giorno di lezione, poi il ritorno a casa. “È qui che mi si è aperta la mente. Con l’istruttore-chef che mi diceva: se vuoi andare avanti devi calmarti”.. La svolta professionale al funerale della zia. Incontra il cugino delcon due ristoranti che gli propone di lavorare con lui.
“Non posso, devo ancora fare il militare”, rispondeÈ il 1982. “Sono passati quasi quarant’anni, ma ricordo tutto allaMassimo gira per la città diNonostante di tempo non ne abbia: il ristorante è sempre “busy”, occupato, diceparlando spesso in inglese ma tradendo di tanto in tanto le sue origini cremonesi. E poi la gente, aggiunge, “qui mangia a tutte le ore. Dalle 17 non si fermano più. Volevo cucinare io la, ho dovuto insegnare ad altri a farla”.
le farmaciste e farmacisti Italiani di sola parafarmacia vorrebbero sapere se è a conoscenza della loro precarietà, costretti da leggi vetuste a lavorare col 5% dei farmaci ( neanche la Tachipirina) a favore dei colleghi ereditieri
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