Già. Fra i luoghi comuni sui ballerini, c’è lo stress per mantenere il giusto peso. «Fin da bambina mi sono dovuta controllare, non sono longilinea per natura, ma con un approccio sereno e l’aiuto del nutrizionista, ho trovato l’equilibrio» dice. «Tre anni fa un coreografo mi voleva ancora più magra per, cui – al contrario aveva chiesto di aumentare la massa muscolare, allenandosi coi pesi.
Una bella ricompensa per quelli che, comunque, Martina non chiama “sacrifici”: «Mettersi alla sbarra è una sorta di meditazione, le preoccupazioni si annullano. Ci siamo io e la mia danza. È qualcosa di spirituale, di mistico: l’abilità di raccontare l’emozione con il corpo». «Ho sempre detestato parlare di sacrifici: alla fine, è la passione quella che ti spinge» concorda con lei
Claudio Coviello, lucano, una vocazione scoperta per caso a cinque anni lasciandosi coinvolgere nei balli di gruppo di un villaggio-vacanza . «Ovvio, non si tratta di una passeggiata: lasciare Potenza per studiare al teatro dell’Opera di Roma a 10 anni, per esempio, non è stato indolore, malgrado i nonni si fossero trasferiti per seguirmi… E dietro quella leggerezza, quella naturalezza e facilità dei gesti, c’è un impegno di anni, al ritmo di sette ore di allenamento al giorno. La competizione? Esiste, come in ogni ambiente sportivo, però non ho mai assistito a dispetti o gelosie».
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