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Cena tra i leader di Pd e M5S: si lavora all’intesa di governo

Sembra partire bene, la trattativa tra M5S e Pd. Sembra. Perché se l’incontro di metà giornata tra le due delegazioni termina con grandi sorrisi, in realtà c’è in agguato una gran diffidenza reciproca. E poi risuona la sirena di Matteo Salvini, che rinnova ogni tipo di offerte a Di Maio pur di ricucire i rapporti. La Lega non sarebbe affatto ripudiata come vorrebbero le parole. Ecco quindi che con il trascorrere delle ore, tutto torna in forse.

«Non c’è nulla di insormontabile». Con queste parole, il vicesegretario dem Andrea Orlando ostenta una notevole fiducia al termine dell’incontro. Le delegazioni in effetti hanno confrontato le rispettive posizioni e sui temi non ci sono particolari problemi. Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera, si spinge a dire: «Abbiamo analizzato i famosi 15 punti e c’è ampia e seria convergenza. Davvero. C'è una certa sintonia».

Così è. Se si guarda ai contenuti, la trattativa è partita benissimo. Anche il punto che poteva essere più ostico, ovvero il taglio dei parlamentari, può essere accettato dal Pd se temperato da una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. «Io non credo che sarà sul taglio dei parlamentari che si incaglierà la trattativa, semmai sul dato politico: si vuole fare davvero questa interlocuzione?», sintetizza Orlando.

Di Maio però non ci sta a passare per il gregario di questa trattativa. Fa filtrare la sua versione: «O si fa come diciamo noi, o salta tutto». Rivendica di essere ancora il capo politico del primo partito in Parlamento. E allora: «Non sono nella posizione di chiedere condizioni - è ildi Di Maio - . Il taglio va fatto senza contro-condizioni. Deve entrare nel calendario di settembre. Ed è solo il primo dei punti che si dovranno discutere».

Il nodo vero, però, ruota attorno ai nomi. Su chi dovrà essere ministro e soprattutto chi il premier dell’eventuale governo giallo-rosso. I grillini, a cominciare da Beppe Grillo, insistono a dire che Giuseppe Conte non si tocca. «Sembra che nessuno voglia perdonare a Conte la sua levatura ed il fatto che ci abbia restituito una parte della dignità persa di fronte al mondo intero», si spende il fondatore del M5S. È qui lo scoglio.

 

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