Casinò de La Vallée, le incognite dopo la revoca del concordato in Corte d’appello a Torino

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I giudici hanno rilevato un vizio formale nella procedura a seguito del ricorso di due società - I diversi scenari possibili nelle prossime settimane

Un percorso ad ostacoli per la procedura di concordato del Casino di Saint Vincent. La Corte d’Appello di Torino ha infatti revocato il decreto di ammissione alla procedura emesso dal Tribunale di Aosta l’anno scorso. L’iniziativa nasce a seguito del ricorso presentato da due creditori, le società Elle Claims, del gruppo Lefebvre, e Valcolor. E così, a un anno dall’approvazione del piano da parte di oltre il 90% dei creditori, la vicenda torna al punto di partenza. O quasi.

La società guidata dall’amministratore unico Filippo Rolando, sotto il controllo del commissario giudiziale Ivano Pagliero, potrà a questo punto impugnare la decisione e fare ricorso in Cassazione per tentare di rimettere in pista il piano industriale avviato mesi fa, un mix tra taglio dei costi e rilancio delle iniziative delle Sale da gioco che, stando al bilancio 2019, avrebbe garantito flussi di cassa per almeno 10 milioni di euro.

In sostanza, la Corte d’Appello ritiene che «il decreto di omologa sia viziato in quanto fondato su un precedente invalido provvedimento di concessione dei termini per la presentazione del concordato pieno» e «ritiene pertanto che il decreto di omologa vada revocato». A questo punto gli scenari possibili sono almeno due. Il primo è evocato dall’avvocato Maria Chiara Marchetti, legale della Valcolor , secondo la quale il giudice del Tribunale di Aosta, tribunale a cui sono stati inviati gli atti, potrebbe dichiarare il fallimento della casa da gioco e non decidere in favore del concordato, anche alla luce dell’istanza della stessa procura che andava in tale direzione.

Il secondo possibile scenario è invece indicato da Salvatore Sanzo, uno degli avvocati dello Studio legale LCA che sta seguendo la procedura per conto della società Casino de la Vallèe : «La procedura torna alla fase dell’istruttoria pre-fallimentare ma nella sostanza il tema di rilievo sta nel fatto che, come sostengono la dottrina e la giurisprudenza, se la società propone ricorso per Cassazione resta esecutivo il decreto di omologazione del Tribunale.

 

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