La loro meta, come per quella Madame Butterfly esaltata dal canto dell’immensa Maria Callas, è il Giappone. Le chiamano infatti le farfalle per la leggiadria dei loro movimenti; ma i loro sono gli occhi delle tigri, per la determinazione e la fame di vittoria che puoi leggerci dentro. Sono le ragazze della nazionale azzurra di ginnastica ritmica, che anche a Tokyo andranno a caccia del podio olimpico.
A Rio ero molto giovane, e oggi sono una donna e un’atleta molto più matura. Siamo un gruppo molto unito, sia dentro che fuori dalla pedana, e questo aiuta moltissimo Ci alleniamo di solito 8-9 ore al giorno, dalle 8 alle 13 al mattino, dedicato alla preparazione fisica, alla danza classica e al primo esercizio del programma; poi una breve pausa per il pranzo e il nuovo allenamento pomeridiano, fino alle 18, dedicato al secondo esercizio; poi fisioterapia e la scuola, per chi tra noi studia ancora. Il giorno dopo? Si ricomincia.
A Rio ero la più piccola del gruppo, e vedevo le altre, tra cui Alessia e Martina, che si preparavano per i Giochi, e io ero nella pedana a fianco, quella delle riserve, e sognavo il mio e il loro sogno, esserci e vincere. Stavolta tocca a me,e a loro insieme a me, in una gara unica, che non ha nulla di comparabile con nessun’altraNiente meno della perfezione è concesso per poter legittimamente aspirare a un oro olimpico. E allora ogni dettaglio diventa fondamentale.
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