La triste, criminale, pagina dell'assalto al Congresso di Washington sembra aver prodotto, se non altro, un'ondata di approvazione intercontinentale quando Facebook e Twitter hanno deciso di mettere a tacere il presidente uscente Donald J. Trump.
La crescita dei social media e delle società tech in generale è avvenuta con una rincorsa, travolgente, spesso senza indagare sulle conseguenze. Elon Musk ha twittato un meme richiamando l'effetto domino suggerendo che tutto sia iniziato da un sito per dare i voti alle ragazze carine all'università. Alla fine del domino c'è un personaggio con il cappello da vichingo che prende il controllo del Congresso. Fortunatamente non è davvero andata così.
Ma la risposta a questo problema non può essere una censura ex-post delle parole di un uomo politico. Oggi pensiamo di essere d'accordo con la decisione di Facebook e Twitter, ma in verità lo siamo perché non consideriamo il contesto e la geografia. Che metodo c'è dietro una decisione del genere? Mark Zuckerberg ha scritto che la decisione serve a evitare "ulteriore violenza".
Quando non si sa bene che fare di fronte a un problema complicato, la classica risposta dei politici è: "Bisogna investire nell'educazione e nella cultura", e siamo d'accordo, in generale. Ma la casa è in fiamme ora. L'incendio si spegnecon le leggi che esistono già. In Italia, per esempio, l'apologia del fascismo è un reato, e lo deve essere anche online.
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