«È stata una prova generale prima della battaglia», così Ivan Bakanov, capo dell'intelligence ucraina, definisce il maxi-attacco informatico ai siti governativi avvenuto nella notte tra il 13 e 14 gennaio. Bakanov non usa troppi giri di parole e chiama in causa Mosca. «La Russia ha cercato di paralizzare il nostro sistema di controllo.
A essere colpiti dai cyber-terroristi sono stati 70 portali web, in particolar modo quelli dei ministeri di Esteri, Istruzione, Scienza, Politiche Agrarie ed Emergenze. Sui siti è stato pubblicato un messaggio di minacce in ucraino, polacco e russo rivolto alla popolazione. Il testo recitava: «Ucraino! Tutti i tuoi dati personali sono stati caricati sulla rete pubblica. Tutti i dati sul computer sono stati distrutti, è impossibile ripristinarli.
La Russia ha una lunga storia di operazioni informatiche contro l'Ucraina, tra cui un hackeraggio del suo sistema di voto prima delle elezioni nazionali del 2014, e un assalto alla rete elettrica nel 2015 e nel 2016. Nel 2017 ha scatenato uno degli attacchi informatici più dannosi mai registrati con il virus NotPetya, che ha preso di mira le imprese ucraine e ha causato oltre 10 miliardi di dollari di danni a livello globale.
Non è casuale che gli hacker siano entrati in azione dopo che il vertice Osce a Vienna fra i 57 Paesi membri è finito con un nulla di fatto per le posizioni divergenti tra Nato e Russia. Il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, non esclude che l'Europa possa finire in guerra se le tensioni sull'Ucraina non saranno disinnescate.
Riecco gli hacker russiiii
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