Roberto Speranza accetta la sfida del Pd lanciata da Nicola Zingaretti che ha parlato di «rifondazione» della sinistra. Ma il ministro della Sanità avverte che «un nuovo partito non si fa in 5 giorni e neanche in qualche settimana». Aprendo a Roma l’assemblea nazionale di Articolo Uno, ha chiarito che ci vuole coraggio perché l’impegnativa parola rifondazione significa «prima di tutto ricostruire un pensiero in questo tempo, riaffermare un sistema di valori e pure una ideologia intesa come visione del mondo». Significa superare «posizioni neoliberali che hanno ucciso la sinistra in Europa e in Italia», di cui Matteo Renzi è stato l’alfiere. Significa dare una risposta a quella Piazza di Bologna che si è mobilitata contro la Lega e Salvini. «Le nostre organizzazioni non riescono più a intercettare le istanze espresse in quella piazza meravigliosa»,  afferma Speranza.

«Pensiero nuovo» oggi per il leader di Articolo Uno significa anche ripensare il capitalismo dopo «anni di sbornia neoliberista». Riportare al centro la questione sociale, quella ambientale e «non a parole». In questa chiave ha un senso tenere in piedi un governo che ha impedito l’aumento di 23 miliardi di Iva, ha tolto 3 miliardi di tasse sul lavoro, ha cancellato il superticket, ha investito risorse sulla famiglia. Sono stati messi 2 miliardi nell’edilizia sanitaria e altrettanti sul fondo sanitario nazionale. «È inaccettabile far passare tutto questo come la manovra delle tasse», dice il ministro.

Un progetto comune con Pd e M5S

Speranza sottolinea il risultato ottenuto come ministro ma riconosce che non basta, che occorre avere una visione e un progetto comune con il Pd e i 5 Stelle. «Bisogna essere convinti di quello che stiamo facendo, non si può stare con un piede dentro e un piede fuori. Governare con il M5S - precisa Speranza - è una straordinaria occasione che non possiamo permetterci di sprecare. Loro sono un movimento complesso ma è inutile negare che hanno preso i voti di una parte molto rilevante della nostra gente». Adesso, secondo Speranza, l’orizzonte è superare la «subalternità al neoliberismo», stringere i ranghi contro una destra «illiberale e autoritaria», riappropriarsi della «cultura politica socialista». Questo vuol dire ad esempio che non bisogna escludere l’ipotesi di una partecipazione pubblica nell’ex Ilva, contrastare con tutte le forze la «nuova destra neo nazionalista che ci ha sfilato la questione sociale e sfrutta la paura dei ceti popolari con temi identitari, facendo credere che questo sia il modo per proteggerli».

Allora la proposta al Pd, ma anche ai 5 Stelle, è aprire un nuovo cantiere, darsi un appuntamento a gennaio con le forze politiche che sostengono il governo. «Sarebbe un grave errore concludere un’alleanza tra sinistra e 5 stelle a causa della sconfitta in Umbria. Non si può essere amici al governo a Roma e poi nemici nelle regioni. Proviamoci ancora. Proviamo ad essere noi il lievito di questa nuova alleanza. Tutti noi dobbiamo metterci in gioco per una nuova costituente della sinistra».

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