In Bolivia ancora proteste, scontri e morti. La Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) ha confermato stanotte che nove persone sono morte e 122 sono rimaste ferite venerdì scorso negli incidenti In Bolivia fra manifestanti e forze di sicurezza vicino a Cochabamba. Questo ha elevato a quota 23 il numero delle persone uccise e a 715 il numero dei feriti dall'inizio delle proteste dopo lo svolgimento delle elezioni presidenziali il 20 ottobre scorso. La Cidh ha affermato che l'alto numero di vittime è frutto della "repressione combinata di forze di polizia e dell'esercito".

A Sacaba, città vicino a Cochabamba, nel centro del Paese, ieri nove persone sono rimaste uccise nei tafferugli tra i manifestanti pro-Evo Morales - il presidente dimissionario che si è ritirato in Messico - e alcuni soldati e agenti di polizia. Il rappresentante dell'Ombudsman (Difensore del popolo) di Cochabamba, Nelson Cox, ha parlato anche di almeno 130 feriti. Morales ha lanciato un appello per mettere fine al “massacro”.

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Salgono così a otto le vittime e almeno 75 sono rimaste ferite in uno scontro tra manifestanti pro-Evo Morales e soldati e polizia nella città boliviana di Sacaba, vicino a Cochabamba, nel centro del Paese. La maggior parte delle vittime sono state raggiunte da colpi di arma da fuoco. Migliaia di manifestanti, in gran parte indigeni, si erano radunati a Sacaba fin dal mattino, manifestando pacificamente. Gli scontri sono scoppiati quando un folto gruppo ha tentato di attraversare un checkpoint militare vicino a Cochabamba, dove sostenitori e avversari di Morales si sono affrontati per settimane. Intanto vari media boliviani segnalano che manifestanti a El Alto centinaia di manifestanti hanno sequestrato due sottufficiali della polizia. Una delegazione è in viaggio per negoziare la loro liberazione.

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L’appello di Morales
Evo Morales condanna le violenze in Bolivia e chiede alle forze di sicurezza di "fermare il massacro". "Condanno e denuncio davanti a mondo che il regime golpista, che ha preso il potere con un assalto nella mia amata Bolivia, reprime con le armi delle forze armate e della polizia il popolo che reclama la pacificazione e il ripristino dello stato di diritto - ha twittato il presidente dimissionario - Ora uccidono i nostri fratelli a Sacaba, a Cochabamba". "Chiediamo alle forze armate e alla polizia di fermare il massacro - ha aggiunto - Le divise delle istituzioni della patria non possono macchiarsi con il sangue del nostro popolo". Morales è stato costretto domenica scorsa a dimettersi e si è rifugiato in Messico, denunciando un golpe.

Gli scontri dal 20 ottobre scorso
In Bolivia le manifestazioni di protesta sono nate dopo le elezioni del 20 ottobre scorso, in cui Morales è stato riconfermato presidente. Elezioni che, secondo le opposizioni, sono state macchiate da brogli. Dopo giorni di scontri in piazza in diverse città, quando anche i vertici delle forze armate e della polizia si sono uniti alle proteste, Morales ha deciso di dimettersi e indire nuove consultazioni. A quel punto, in strada sono scesi i suoi sostenitori. Morales si è ritirato in Messico, mentre Jeanine Anez si è autoproclamata presidente ad interim. 
   

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