15 novembre 2019 - 13:16

Sangue e segreti dall’Iran in Europa
Quattro casi fra passato e presente

Presunti torturatori, spie, cacciatori di dissidenti sono protagonisti di due casi misteriosi in Svezia: storie che si allungano nel resto del Nord Europa

di Guido Olimpio

Sangue e segreti dall'Iran in Europa  Quattro casi fra passato e presente
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Presunti torturatori, spie, cacciatori di dissidenti sono protagonisti di due casi in Svezia, storie che legano passato e presente per allungarsi in altri paesi del nord Europa.

Raccolta di prove

La procura di Stoccolma ha annunciato l’arresto di un iraniano, H.N., sospettato di essere coinvolto nelle esecuzioni di oppositori alla fine degli anni ’80. L’uomo è stato bloccato all’aeroporto e rinchiuso per almeno un mese in carcere. Secondo indiscrezioni avrebbe ricoperto il ruolo di assistente procuratore nelle prigioni di Gohar Dasht e Evin, partecipando alla feroce repressione del movimento Mujaheddin Khalq. Un’epoca segnata dall’uccisione di alcune migliaia di militanti. Il legale di H.N. ha negato qualsiasi addebito e sostiene che il suo assistito è estraneo a quei crimini. Fonti vicini agli esuli, invece, ribattono che vi sarebbero molte prove ed hanno chiesto tempo per presentare la documentazione alla magistratura.

Sangue e segreti dall’Iran in Europa Quattro casi fra passato e presente

L’estate di sangue

I fatti contestati si riferiscono alla fase quando il regime di Khomeini tra luglio e agosto 1988 lascia campo libero al boia, con quasi 5 mila (ma forse sono di più) prigionieri portati al patibolo. La chiameranno l’estate di sangue, è in parte una ritorsione all’assalto lanciato dai Mujaheddin Khalq schieratisi al fianco di Saddam Hussein. Un periodo durante il quale spicca un personaggio truce, Asadollah Lajevardi, procuratore di Teheran e direttore del carcere di Evin. Sarà uno dei simboli di un sistema feroce. Si vanterà spesso delle sue capacità nel far confessare le «colpe» alle persone interrogate, l’interprete fedele degli ordini arrivati dalla Guida. Non si godrà però la pensione: alla fine di agosto del 1998 due killer lo sorprenderanno nel negozio che gestiva nel bazar di Teheran.

Missione di spionaggio

Il secondo episodio riguarda un giornalista iracheno finito in manette ancora in Svezia. Per la polizia sarebbe una pedina dello spionaggio iraniano, impegnato nella missione di sorveglianza ricognizioni di alcuni membri del movimento di liberazione dell’Ahvaz, fazione separatista araba attiva in Iran e presente, con suoi rappresentanti, nei paesi europei. Il presunto agente si sarebbe recato anche in Olanda al fine di raccogliere informazioni su possibili bersagli. Se le autorità si sono mosse con fermezza lo si deve a quanto è accaduto in passato.

Omicidi di esuli


Ahmad Mola Nissi
Ahmad Mola Nissi

Nel 2017 il leader del movimento Ahvaz Ahmad Mola Nissi è stato assassinato in Olanda, agguato compiuto da sicari della criminalità comune probabilmente ispirati dai servizi di Teheran. Un omicidio mirato preceduto da un’altra esecuzione contro un esponente dei Mujaheddin Khalq accusato di aver partecipato all’ attentato che nel 1981 provoca la morte di alti dirigenti islamici, tra loro anche l’ayatollah Behesti. Successivamente in Norvegia è stato sventato un piano contro attivisti dell’Ahvaz e i danesi hanno estradato in Svezia un cittadino d’origine iraniana, forse parte di un network più esteso. Il mosaico di eventi ha riportato al periodo in cui l’Iran ha organizzato squadre della morte per liquidare oppositori in molte città occidentali: Ginevra, Parigi, Roma, Berlino e Vienna sono solo alcune delle «piazze» dove i team hanno agito.

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