Era il 2016, nel lussuoso circolo tennistico di Santa Margherita di Pula si stava svolgendo la finale di doppio di un torneo Itf Futures. Il vercellese Pietro Rondoni, in coppia con Pietro Licciardi, vinse il titolo sconfiggendo tale Matteo Berrettini (in coppia con Filippo Baldi). «Se ci ripenso oggi mi viene da sorridere. Oltre alle indiscusse qualità tecniche è stato bravo e fortunato ad attorniarsi di tecnici e professionisti che lo hanno accompagnato in un percorso diverso da molti altri. Che emozione vederlo entrare nella Top 10 e giocarsi le Atp Finals di Londra».

Anche sul «baby fenomeno» Jannick Sinner, freschissimo vincitore alla «Next Gen» di Milano, il tennista vercellese conserva qualche aneddoto: «Fino al 2016 mi sono allenato anche io a Bordighera nell’Accademia di Riccardo Piatti: per un paio d’anni quindi ho giocato con Sinner che ai tempi era poco più che quattordicenne. Si vedeva già che aveva molto più talento di altri, per cui Piatti e l'entourage decisero di investirvi molto. E’ un autentico fenomeno: lui punta a diventare il numero 1 al mondo, penso davvero che possa raggiungere questo traguardo. Sin da piccolo non aveva l'assillo del risultato, della prestazione da ricercare in ogni singola partita».

Intanto Pietro Rondoni sta continuando positivamente il campionato a squadre di A1: difendendo i colori del Sassuolo - con il compagno e amico biellese Stefano Napolitano - , il vercellese è appena stato protagonista della vittoria casalinga per 4-2 su Siracusa. Domenica per il team emiliano altro impegno casalingo contro il quotato Crema. L'infortunio alla caviglia patito nei mesi scorsi a Biella durante il Challenger parrebbe del tutto superato: l'atleta classe 1993, cresciuto sulla terra rossa di corso Rigola al circolo Pro Vercelli, vuole avanzare provando ad alzare l’asticella. A breve inizierà l'intensa fase di preparazione, sempre seguito dal fido coach siciliano Gianluca Naso. —

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