Ingebjørg, la ragazza che salva chi tenta il suicidio su Instagram

Inge è una ragazza arrivata per casa su account Instagram di un network sul suicidio. Ora contatta la polizia e fa la guardia alla rete per evitare che giovani donne si tolgano la vita
Ingebjørg la ragazza che salva chi tenta il suicidio su Instagram

«Non starò a guardare mentre una persona dice che si toglierà la vita». È questo il pensiero che è venuto alla 22enne Ingebjørg Blindheim la prima volta che ha incrociato, su Instagram, un account con una persona che pensava al suicidio. È lo stesso pensiero che le viene ancora adesso che in rete ha un soprannome: the lifeguard, il salvataggio.

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La ragazza norvegese ha raccontato in un documentario della BBC di incontrare spesso in rete persone che vogliono uccidersi. Le è capitato più di una volta di parlare con loro, anche se non è pagata per farlo, non ha una preparazione specifica e non lavora per il social network. Lei però non riesce a non tenere monitorato Instagram e a segnalare le persone in difficoltà chiamando polizia e ambulanza.

Segue 450 account privati che l’hanno autorizzata. Per la maggior parte sono giovani donne che postano i loro pensieri più oscuri. Quando chiama la polizia viene ringraziata per il suo intervento, ma ci sono stati casi in cui non è stata presa sul serio come quello dii una ragazza che aveva già minacciato il suicidio 16 volte.

Inge conosce il potere dei social media. Lei stessa, adolescente con disturbi alimentari, ha seguito a lungo account in cui altri parlavano di anoressia e autolesionismo. La vicinanza è la cosa che crede sia fondamentale, un posto dove essere ascoltati anche da persone non competenti, ma che non giudichino come fanno professionisti e adulti.

È però consapevole che i network del suicidio non sono quasi mai luoghi di aiuto, spesso sono il contrario. Le community on line spesso sono capaci di promuovere modi per farsi del male, nascondere il cibo, farsi tagli in modo che gli altri se ne accorgano il più tardi possibile. Sono libri di istruzione per la morte.

Appena qualche mese fa un caso in Malesia. Una 16enne si è tolta la vita perché alcuni utenti le avevano detto di farlo su Instagram. «Death or Life, aiutatemi a scegliere» ha chiesto la sedicenne, decidendo di mettere la cosa più importante, la sua vita, nelle mani dei suoi follower.

Anche un’amica della ragazza, anche lei con un passato di disturbi alimentari, si è tolta la vita. «Per lei faccio quello che faccio», ha spiegato Inge, «dopo la sua morte mi sono ripromessa di prevenire che questo accadesse ancora». Le se segnalazioni hanno fatto luce su un network di persone che on line rivelavano pensieri suicidi. Per lo più giovani ragazze con una cosa in comune: l’idea di non poter trovare aiuto altro che in rete. Da febbraio Instagram ha messo al bando immagini inneggianti al suicidio e all’autolesionismo, ma i gruppi privati e le chat, come ha dimostrato in Italia The Shoah Party, restano.

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