«Un sondaggio di Tecnè realizzato in esclusiva per la Commissione di Vigilanza mostra come la Rai venga percepita come un’emittente soltanto sufficientemente autorevole ed attendibile dal punto di vista dell’informazione (tg e approfondimenti)». A darne conto è il presidente della stessa Commissione, Alberto Barachini, che nel suo intervento al convegno dal titolo «Una nuova Rai è possibile. Riforma della governance per un’azienda indipendente», ha spiegato questo sondaggio scendendo più nel dettaglio.

Il 57,3% degli intervistati assegna un punteggio tra il 6 e il 7 all’informazione della Rai, il 17,6% assegna un punteggio tra l'8 e il 10, mentre il 23,1% attribuisce un punteggio insufficiente. Il campione intervistato assegna alla Rai la sufficienza in relazione al rispetto dei principi di completezza, pluralismo, imparzialità e indipendenza. Nel sondaggio vengono studiati due tipi di prodotti: per i Tg la media di voto è 6,1, mentre per l’approfondimento 5,9. 

«I dati appena citati - questa è la valutazione di Barachini - non possono essere ritenuti soddisfacenti. Non è concepibile che il servizio pubblico radiotelevisivo si accontenti della sufficienza». A fronte di questo sondaggio, il presidente osserva come la commissione possa e debba dare un ulteriore contributo, attraverso le proprie funzioni di indirizzo e vigilanza, per migliorare la qualità dell’informazione della Rai in modo da renderla ancora più attendibile e autorevole agli occhi dei cittadini.

Contributo, questo come altri, «alla soluzione di problemi concreti che, per una serie di ragioni, la Rai non vuole o non riesce a superare autonomamente», specifica. Di qui la disponibilità di Barachini rivolta a chi ha organizzato il convegno di oggi: «Lavoriamo dunque insieme per una nuova Rai del futuro, ma non dimenticandoci mai di lavorare da subito per una Rai migliore da oggi». 

Social network
Nel sondaggio inoltre il 73% degli intervistati dichiara di «ritenere necessaria e opportuna una disciplina interna alla Rai che regolamenti l’uso dei social network», aggiunge il presidente della Commissione di Vigilanza. Il 71% degli intervistati reputa che se un dipendente o un collaboratore Rai, attraverso gli account social personali, usa frasi o giudizi lesivi di una persona o di una istituzione, dovrebbe risponderne anche dal punto di vista professionale perché rischia di danneggiare l’immagine dell’azienda.

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