8 novembre 2019 - 00:10

La confessione di Massimo Sebastiani «Così uccisi Elisa nel pollaio»

Il racconto dell’uomo che il 25 agosto ha strangolato in un pollaio la sua amica Elisa: «L’ho afferrata con entrambe le mani per il collo. È caduta a terra e ho capito che era morta. Mi aveva detto che forse non c’era bisogno di vedersi più così spesso»

di Andrea Pasqualetto

La confessione di Massimo Sebastiani «Così uccisi Elisa nel pollaio»
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Massimo Sebastiani, 45 anni, tornitore, insieme con Elisa Pomarelli, assicuratrice di Piacenza: sua amica e vittima. Non erano fidanzati

Lo chiamavano «tarlucc» perché era sempliciotto e un po’ spaccone. Da ragazzo si divertiva a scommettere per due soldi su imprese improbabili. «Una volta si buttò nell’acqua gelata di un laghetto... un’altra si mise su una tavola piena di chiodi tipo fachiro», ricorda il ristoratore Luigi Farina che lo conosce da sempre e per spiegarti il vecchio amico ti dice che non ha paura di nulla, che va per boschi come un cinghiale, che gira in maniche di camicia anche d’inverno. «Ma Massimo non è solo questo, stiamo parlando di un gran lavoratore capace di fare mille cose. Lui ama la terra ed è molto generoso. Quando avevi bisogno, arrivava subito. Altra cosa: non l’ho mai visto fare del male a nessuno». Massimo Sebastiani aveva infatti fama di uomo rude ma innocuo. «Non mi sembrava che Elisa fosse in pericolo con lui...», diceva con un filo di voce Maurizio Pomarelli nei giorni drammatici delle ricerche, quando sua figlia Elisa era scomparsa nel nulla con Sebastiani.

La solitudine della sua vita tra i campi

Succedeva lo scorso 25 agosto e l’ultimo ad averli visti era stato proprio Farina, nella sua trattoria. «Avevano pranzato da me, venivano spesso di domenica. Mi erano sembrati normali, come sempre, lui scherzoso, lei più taciturna. Alla fine Massimo mi aveva salutato sorridendo dicendo che andavano a fare la casetta dei bambini». Da qualche anno Sebastiani viveva in solitudine fra i campi di Carpaneto, ai piedi delle colline piacentine, dove ha una casa, un trattore e un pollaio. Quel giorno, uscito allegro dalla trattoria, era andato lì con Elisa. E lì, nel pollaio, di colpo, ha fatto il mostro. «Per un attimo ho visto tutto buio... L’ho afferrata con entrambe le mani per il collo .... È caduta a terra e ho capito che era morta», ha confessato davanti al giudice di Piacenza Luca Milani nel corso di un lungo interrogatorio recuperato da 7. Ma perché l’ha fatto? «Elisa mi aveva detto che non c’era più bisogno di vedersi spesso. Era molto seria».

Non c’era alcun rapporto di coppia

Il «tarlucc» è diventato così un assassino. Si è macchiato del peggiore dei delitti con un movente letto molte volte sulle pagine di cronaca nera: non sopportava l’idea del distacco. E detta in questo modo sembra di trovarsi di fronte a un omicidio maturato all’interno di un rapporto di coppia. Errore. Perché Sebastiani, 45 anni divisi fra la passione dei campi e il lavoro di tornitore in fabbrica, ed Elisa Pomarelli, ventottenne assicuratrice piacentina, non erano fidanzati. Il particolare rende la vicenda unica e inquietante. E ha suggerito agli investigatori di non confinarla sbrigativamente nel recinto del raptus.

Massimo Sebastiani amava fare scommesse sulla sua forza fisica: una volta si gettò nell’acqua gelata di un laghetto Massimo Sebastiani amava fare scommesse sulla sua forza fisica: una volta si gettò nell’acqua gelata di un laghetto

«Gli amici mi spinsero ad andare da una psicologa»

L’improvviso buio di Sebastiani, oggi detenuto nel carcere di Piacenza, sembra infatti avere radi ci profonde, delle quali si trovano tracce nell’interrogatorio: «Vedendomi giù di morale, gli amici mi avevano spinto ad andare da una psicologa. Ero giù soprattutto per i debiti e per il mio rapporto con lei... da ultimo mi ero rivolto a una dottoressa di Bergamo che mi stava aiutando». Di questo aiuto pare però che nessuno sapesse nulla. Per capirne di più abbiamo ripercorso le sue dichiarazioni con la miglior amica di Elisa, Dayana Cabezas, che conosceva bene anche lui. Davanti al giudice, assistito dall’avvocato Mauro Pontini, Sebastiani è partito dal giorno in cui la incontrò per la prima volta: «Quattro anni fa, quando suo padre, che in passato mi aveva seguito come promotore finanziario, si presentò con lei... mi è piaciuta subito... Dopo un anno e mezzo di frequentazione, ricordo che durante una passeggiata mi ha rivelato che aveva delle preferenze per le donne, dunque non ero io il problema per lei. Ma mi ha assicurato che se avesse cambiato idea, sarei stato l’uomo con cui si sarebbe messa. Da quel momento in poi ammetto che anche altre persone mi avevano detto la stessa cosa. Io avevo comunque deciso di aspettarla».

«Le piacevano le donne, l’avrei aspettata»

Un’aspettativa destinata al fallimento. Una bella amicizia «Elisa gliel’aveva detto chiaro che poteva esserci solo un’amicizia. Si era avvicinata a lui dopo aver perso una cara amica d’infanzia per la quale provava un sentimento non corrisposto - spiega Dayana - Era per lei un periodo difficile, di accettazione di queste sue pulsioni. Mi aveva detto che con Massimo c’era stato solo un bacio perché aveva capito subito di non poter avere un rapporto con lui». Dayana raccoglieva le confidenze di entrambi. «Siamo usciti varie volte tutti e tre insieme e mi sono trovata a discutere da sola con lui. Mi è rimasta impressa una sua frase: le faccio fare le sue esperienze e poi io sono qui.... Io credo che lui abbia vissuto una grande illusione perché mancavano proprio i presupposti di una relazione di coppia». Quando Elisa non c’era, Sebastiani parlava di lei come della sua fidanzata.

Parlava di lei come fosse la fidanzata

«Lo diceva in giro ma pochi gli credevano perché si sapeva che non lo era», fa una smorfia Farina. Per Elisa, dunque, si trattava di una bella frequentazione, cementata da interessi comuni: per la campagna, per la natura e pure per i motori. «Facevamo il restauro di moto vecchie, le vespe, per poi rivenderle - ha precisato lui - e poi piccoli lavori nei campi e nei boschi... Ci vedevamo il martedì, il giovedì e nel fine settimana. Dopo le primissime volte, in casa mia non è però più entrata.... Voglio precisare che Elisa non mi chiamava praticamente mai, ero sempre io a prendere l’iniziativa». Con il passare del tempo lei era diventata il suo pensiero fisso, un’ossessione non del tutto confessabile, non a lei almeno. La situazione è esplosa domenica 25 agosto. «Nel tragitto in auto dal ristorante a casa mia mi ha parlato di una proposta che le era stata fatta la sera prima a una festa, a Sarmato: doveva custodire una busta in cambio di una somma di denaro. Sul momento non ho detto nulla, ci siamo diretti verso il pollaio... dove mi ha detto che avremmo ricavato molti soldi nascondendo quella busta e che forse non c’era più bisogno di vederci così spesso... Adesso che aveva trovato il modo di guadagnare non le servivo più». La luce si sarebbe spenta in quel momento.

 Un sopralluogo dei Ris a casa di Massimo Sebastiani, a Carpaneto: Elisa Pomarelli è stata uccisa domenica 25 agosto nel pollaio di questa abitazione Un sopralluogo dei Ris a casa di Massimo Sebastiani, a Carpaneto: Elisa Pomarelli è stata uccisa domenica 25 agosto nel pollaio di questa abitazione

«Elisa aveva iniziato a frequentare Silvia»

«C’ero alla festa di Sarmato», sospira Dayana «Eravamo a casa di un nostro amico. Ci siamo mangiati una pizza e ci siamo fatti delle belle risate.. Elisa l’ho accompagnata io a casa quella sera. Non c’erano buste e non è vero che lei lo frequentava per i soldi. E a chi ha parlato di quella busta pensando alla droga, rispondo che Elisa era lontanissima da quel mondo. Lavorava con suo padre e le bastava quello che guadagnava». Per Dayana la verità è un’altra. «Diciamo piuttosto che aveva iniziato a frequentare Silvia... So che voleva dirglielo e io credo che gliel’abbia detto quel giorno». Gli orari a questo punto sono importanti. Alle 14.31 una telecamera di videosorveglianza inquadra Sebastiani mentre esce dal pollaio portando in braccio Elisa. Per gli inquirenti l’aveva appena uccisa. Alle 14.34 parte una videochiamata whatsapp dal telefonino di Elisa. Il destinatario, che non risponde, è lei: Silvia, la ragazza che stava frequentando.

Depistaggio: messaggi alla vittima quand’era già morta

«In macchina c’era il telefonino di Elisa» ha detto Sebastiani per spiegare cos’ha fatto subito dopo il delitto «L’ho guardato per vedere che ora fosse e se non sbaglio mi si è aperto un whatsapp che parlava di uova ed era rivolto alla sorella. Credo di aver aperto poi una chat con una certa Silvia, ma non ho fatto chiamate, non intenzionalmente». Comunque sia andata, Elisa non c’era più. E quel che è successo dopo è un racconto dell’orrore. Lui la porta in un bosco sulla vicina collina di Sariano, la nasconde, la veglia. «Ho anche dormito due notti tenendola per mano. L’unico mio pensiero era starle vicino». Dopo il delitto le ha inviato vari messaggi. «I listoni per la casetta li ho trovati Taty (la chiamava così, ndr), beh scusa se mi sono arrabbiato ma mettiti nei miei panni, dai fatti sentire». «Taty, va beh rispondi quando riesci». Per gli inquirenti è stato un misero tentativo di depistaggio.

I giorni nei boschi poi il rifugio in una soffitta

«Cercavo di contattarla ignorando quello che era successo», ha detto lui mettendola sulla follia. I primi giorni di fuga sono stati di vagabondaggio. Mangiava quel che trovava nei boschi e nei rari campi che attraversava, senza mai allontanarsi troppo da Elisa: «Bacche, pomodori, uva, mele, una volta avevo preso da terra una pagnotta secca che un gatto stava rosicchiando». A un certo punto, affamato e debole, era riuscito a trovare rifugio nella soffitta di una casa sulla collina di Sariano, quella di Silvio Perazzi, padre di una sua ex, persona che lui frequentava e che pare nulla sapesse della sua presenza. Perazzi, finito in carcere con il sospetto di averlo aiutato ma poi liberato, non abitava a Sariano. Ci andava di tanto in tanto a fare il pane. «Stremato, avevo deciso di avvicinarmi al suo giardino. Una notte ho dormito nel capanno degli attrezzi. Poi l’ho visto arrivare e mentre era nel cortile mi sono infilato in casa e sono andato nella soffitta che ho chiuso spostando un grande armadio... Durante il giorno uscivo saltando dalla finestra per andare a vedere Elisa». Nel frattempo le squadre di ricerca battevano la zona con l’aiuto dei cani molecolari.

«Ho pensato al suicidio, ma non ho avuto il coraggio»

«Da Perazzi avevo trovato una radio, sentivo le notizie che riguardavano la mia scomparsa, l’intervista a un amico... la mia casa in disordine». Più volte ha avuto la tentazione di farla finita: «Nei giorni passati in quella soffitta ho pensato al suicidio ma non ho avuto il coraggio di farlo». Decise infine di consegnarsi ai carabinieri. Non prima però di chiudere l’ultimo terribile capitolo della storia. «Ho dormito con Elisa e poi l’ho seppellita». L’illusione era finita, l’orrore compiuto.

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