Oro, consumi fisici deboli e adesso (forse) cedono anche gli investimenti
Con l’avvicinarsi di un accordo commerciale Usa-Cina e gli indici di Borsa lanciati a livelli record, il metallo non solo ha sfondato al ribasso la soglia psicologica, ma martedì 5 è arrivato a perdere il 2% scivolando sotto 1.480 dollari
di Sissi Bellomo
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L’oro non è più riuscito a difendere quota 1.500 dollari l’oncia. Con l’avvicinarsi di un accordo commerciale Usa-Cina e gli indici di Borsa lanciati a livelli record, il metallo non solo ha sfondato al ribasso la soglia psicologica, ma – nella peggiore seduta da un mese a questa parte – martedì 5 è arrivato a perdere il 2% scivolando sotto 1.480 dollari.
Dopo un rally eccezionale nei primi mesi dell’anno, che a settembre l’aveva spinto al record dal 2013, l’oro nelle ultime settimane ha moderato la corsa e adesso rischia di perdere anche il sostegno degli investitori, che fino a poco tempo fa costituiva il suo unico – benché fortissimo – baluardo.
Secondo il World Gold Council nel terzo trimestre la domanda di oro per investimento era più che raddoppiata (a 408,6 tonnellate). Per due terzi si è trattato di acquisto di Etf, il cui patrimonio complessivo ha raggiunto il record storico di 2.855 tonnellate. Tra luglio e settembre ci sono stati flussi positivi per 258,2 tonnellate, i più intensi da quasi tre anni.
Nel trimestre dei record, tuttavia, ogni altra fonte di domanda mostrava già segni evidenti di debolezza. Rispetto a un anno prima l’acquisto di barre e monete risultava dimezzato. Le banche centrali avevano continuato ad accumulare riserve auree a un ritmo sostenuto (156,2 tonnellate), ma inferiore del 38% rispetto al record storico del terzo trimestre 2018.
Anche i consumi in gioielleria non sono andati bene: a livello globale c’è stato un calo del 16% (a 460,9 tonnellate). Ma la frenata è stata molto più accentuata nei mercati chiave dell’Asia, area da cui continuano ad arrivare segnali di debolezza.
In particolare preoccupa il mercato fisico in India e Cina, Paesi che rappresentano oltre la metà della domanda mondiale di oro.
In India i prezzi record dell’oro (accentuati dalla debolezza della rupia) hanno fatto crollare i consumi di un terzo tra luglio e settembre, a 123,9 tonnellate. Le vendite di oro vecchio al contrario si sono impennate del 59% nello stesso periodo.
Il World Gold Council ora si aspetta che la domanda indiana quest’anno si fermi a 700-750 tonnellate, il minimo dal 2016.
In Cina la situazione non sembra essere molto più rosea. La domanda di gioielleria è calata per il quarto trimestre consecutivo e a 156,3 tonnellate è inferiore del 10% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, osserva il Wgc.
In base a cifre della China Gold Association Reuters stima una domanda complessiva di 244,8 tonnellate nel Paese asiatico nel terzo trimestre, in calo di oltre un quinto rispetto a un anno prima.