ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’inaUGURAZIONE DEL 157°ANNO ACCADEMICO

Dal Politecnico di Milano la rotta per il futuro

Il rettore Ferruccio Resta: «Basta progettare il passato, puntare sulla ricerca e sui giovani per guardare al futuro». Il premier Giuseppe Conte: «Ritardo da colmare, scelte limitate dalla finanza pubblica. Ma solo con l’innovazione si regge la concorrenza globale».

di Luca Orlando

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4' di lettura

«Un paio di offerte sono già arrivate», spiega Matteo, 22 anni di Milano. «Idem per me, e ora dovrò scegliere», spiega Lorenzo, 21enne di Cremona. «Il lavoro? Non credo sarà un problema», aggiunge Alessandra, 21enne bresciana. In effetti no, non lo sarà. Perché i giovani studenti che attendono davanti alla sede della Bovisa del Politecnico di Milano l’arrivo del premier sono la certificazione concreta delle statistiche dell’ateneo, che vede il 94% dei propri laureati magistrali al lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo.

E sono proprio loro, i giovani, il punto focale dell’intervento del rettore Ferruccio Resta. Che inaugurando il 157esimo anno accademico dell’ateneo invita il Paese ad un cambio di passo, più ancora: di prospettiva.

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«In Italia stiamo progettando il passato - scandisce - mentre i nostri sguardi dovrebbero rivolgersi soprattutto al futuro».

Il nemico è dunque la conservazione sterile dell’esistente, un dibattito pubblico sempre svolto “in difesa”, una resistenza al cambiamento che limita le opportunità, una diffidenza verso chi prova ad emergere, all’insegna di una presunta uguaglianza che in realtà ne rallenta solo la crescita.

Strada facile, per certi versi, eppure nel lungo termine perdente, il contrario in effetti di ciò che servirebbe. Al Politecnico di Milano - spiega - la pensiamo diversamente.

Svolta necessaria a partire dai comportamenti singoli, che devono esercitare la pressione necessaria nei confronti dei decisori politici ed economici. E svolta necessaria anche nelle misure messe in campo. «Perché se questa manovra ha un segno negativo - osserva Resta dal podio mentre il premier Giuseppe Conte ascolta in prima fila -è proprio nel rapporto di squilibrio fra generazioni, schierato a difesa delle fasce di età medio-alte, con misure che non sono pensate per il futuro dei nostri ragazzi».

Occorrono quindi progetti di lungo respiro, investimenti massicci in ricerca che permettano al paese di affrontare le sfide del futuro garantendo allo stesso tempo opportunità di lavoro ai giovani. Nella tutela dell’ambiente (vedi la sostituzione delle plastica), così come nella salute o nella mobilità smart, la sperimentazione e l’utilizzo di nuove tecnologie potranno fare la differenza. Per i giovani e per l’intero Paese.

La richiesta è quella di una sorta di rivoluzione copernicana delle priorità, per essere in grado di «rappresentare le ambizioni dei nostri giovani e coltivare il loro talento, fornendo loro strumenti per affrontare la complessità dei cambiamenti in atto.

La replica
Alle sollecitazioni di Resta si aggiungono quelle del rappresentante degli studenti, Alessio, allineato nell’esprimere delusione per la scarsità delle misure messe in campo nei confronti dei giovani. «I nostri investimenti in ricerca non sono adeguati e ne sono consapevole - replica il premier Giuseppe Conte - anche se alcuni interventi sono stati fatti. La Legge di Bilancio può aver dato qualche delusione, ma ricordo che il punto di partenza era un quadro di finanza pubblica particolarmente complicato».

Il riferimento è in particolare alle necessità di sterilizzare le clausole di salvaguardia evitando l’aumento dell’Iva, «tutti eravamo convinti che saremmo riusciti a stento a trovare questi 23 miliardi - spiega - e invece siamo riusciti a fare altre cose, perché vogliamo far compiere passi avanti significativi al nostro Paese».

Conte, che elogia il Politecnico come modello esemplare ed eccellenza per la ricerca, ricorda così ad esempio il credito d’imposta al 50% per gli investimenti incrementali in ricerca e sviluppo, il Fondo nazionale per l’innovazione con una dote di quasi un miliardo per favorire le start-up, la nascita dell’Istituto Nazionale per la Ricerca, strumento che dovrà pilotare e stimolare l’intero sistema, identificando anche le linee guida strategiche su cui investire. Del resto - spiega Conte - solo attraverso l’innovazione l’Italia sarà in grado di reggere alla sfida della concorrenza globale e la strada da seguire è quella di rendere il Paese una sorta di laboratorio per la sperimentazione di nuove tecnologie.

«In molti ambiti di ricerca abbiamo accumulato un ritardo - ammette il premier - ma l’Italia ora ha cambiato passo e il Politecnico di Milano può aiutarci a colmare quel divario».

I numeri
E scorrendo la carta di identità dell’ateneo si verifica in effetti come si tratti di un candidato chiave per svolgere quel ruolo, forte di un bacino di 45mila studenti che nella stragrande maggioranza dei casi vengono avvicinati e “acquisiti” dalle imprese ben prima del conseguimento del titolo di studio. Tasso di occupabilità che rappresenta il riconoscimento più immediato della qualità della struttura, tredicesima assoluta in Europa per numero di progetti finanziati dal programma Horizon 2020 (primo ateneo in Italia), tra le migliori venti al mondo nelle tre aree di studio Architettura, Design e Ingegneria, in grado di intercettare ogni anno 120 milioni di fondi esterni per finanziare progetti di ricerca, forte di 1862 brevetti e di un incubatore che ospita 123 start-up. Struttura che a breve dovrà trovare nuovi spazi, vista la massa di richieste di insediamento in arrivo.

Così, se in altri contesti il collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale pare a volte un poco stucchevole e posticcio, qui le parole di Luca Parmitano sono perfettamente integrate nel contesto. «Ai ragazzi dico di guardare lontano - spiega il neo comandante Iss dal maxischermo mentre galleggia tra cavi e monitor - perché alcuni di voi sono certo che un giorno saranno qui. Quelli che lo vorranno».

E negli sguardi degli studenti, in sala, si “legge” che in fondo potrebbe andare proprio così.

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