Esteri

Siria, catturata sorella di Al Baghdadi. Ankara chiede scambio con Usa: "Fethullah Gulen deve tornare"

Fethullah Gulen 
L'imam da vent'anni rifugiato in Pennsylvania è considerato da Ankara l'organizzatore del golpe fallito del 2016 a Istanbul e Ankara contro Erdogan: "È importante per la Turchia quanto il leader dell'Isis lo era per gli Stati Uniti". La visita del presidente urco negli Usa è prevista per il 13 novembre
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ISTANBUL - Individuato (e eliminato) Al Baghdadi, catturata ora la sorella del capo dell'Isis, la Turchia chiede agli Stati Uniti uno scambio: ottenere finalmente la testa di Fethullah Gulen, l'imam da vent'anni rifugiato in Pennsylvania e considerato da Ankara come l'organizzatore del golpe fallito del 2016 a Istanbul e Ankara contro Recep Tayyip Erdogan.

Il Sultano lo propone con le sue stesse parole: "Fethullah Gulen è importante per la Turchia quanto il leader dell'Isis, Abu Bakr al Baghdadi, lo era per gli Stati Uniti". E nel tracciare un parallelo fra il predicatore oggi nemico numero uno di Ankara, e il fondatore del Califfato suicidatosi nel recente blitz americano nel nord della Siria, il presidente turco chiede a Washington qualcosa che Donald Trump adesso difficilmente potrà eludere. Anche perché la visita di Erdogan negli Usa è vicina, il 13 novembre prossimo, e lo scambio di "terroristi", come dice Ankara, costituirà il piatto forte dell'incontro, oltre alla questione del riconoscimento del genocidio armeno approvato la scorsa settimana dalla Camera dei Rappresentanti (con la Turchia furibonda).

Gulen, tuona il capo dello Stato turco, "vive in una tenuta di lusso che si estende su 40 ettari in territorio degli Stati Uniti". Ankara pretende così un'estradizione che Washington sempre si è rifiutata di concedere. Ma la Turchia ha ora un argomento in più. I militari turchi hanno infatti annunciato l'arresto di una sorella di al Baghdadi.

Rasmiya Awad, 65 anni, è stata catturata nel nord della Siria, in un nuovo raid effettuato nei pressi della città di Azaz, a una decina di chilometri dal confine con la Turchia. L'area è sotto il controllo dell'esercito di Ankara dall'inizio dell'operazione 'Fonte di pacè scattata il 9 ottobre scorso, dopo il ritiro dei marines americani. Fonti di intelligence definiscono la donna come "una miniera d'oro" per le informazioni che può dare agli inquirenti.

Di lei al momento si sa poco. Il capo dell'Isis aveva cinque fratelli e svariate sorelle, e non è noto nemmeno quanti in effetti siano e chi si trovi in vita o meno. Awad è stata trovata in una roulotte, dove viveva con il marito, la nuora e cinque figli. Adesso è sotto interrogatorio per sospetto coinvolgimento con il gruppo terrorista. La presidenza turca si è lodata per l'operazione - lo fa da tempo lo stesso Trump con i suoi blitz - definendola su Twitter come "un altro esempio del successo delle nostre operazioni antiterrorismo".

Eppure, proprio grazie a questi sviluppi sullo scacchiere siriano, emergono diversi interrogativi su eventuali informazioni o coperture nelle mani di Ankara sul capo del Califfato nero. Al Baghdadi si trovava infatti dallo scorso luglio nella regione di Idlib, zona da tempo sotto il pieno controllo della Turchia da quando le truppe di Ankara sono presenti in Siria. Non solo, ma secondo voci non confermate, al Baghdadi poteva essere libero di entrare e uscire varcando il confine per andare, lui o i suoi collaboratori, nella regione turca del vicino Hatay.


I combattenti curdi avevano dichiarato più volte di avere fornito informazioni decisive per far arrivare la Delta Force americana alla cattura del fondatore dell'Isis, tradito da un suo collaboratore deluso. Ma quali accordi sono intercorsi anche fra Ankara e Washington prima dell'annuncio di Trump sul ritiro americano dalla Siria? L'attacco militare turco infatti è avvenuto subito dopo. E, dopo altre due settimane, è arrivata la cattura del capo dell'Isis. Puntini che gli analisti stanno mettendo in fila, di fronte a una vicenda tutta da chiarire nella sua preparazione e nel suo reale svolgimento.

Nuovi pattugliamenti congiunti dei militari turchi e russi sono stati intanto avviati anche a Kobane. Attività che prevedono, oltre alle truppe di terra, l'impiego di droni. È la seconda volta che gli eserciti dei due Paesi pattugliano insieme le zone della Siria settentrionale, per controllare l'effettivo ritiro dei combattenti curdi, secondo l'accordo raggiunto ad Ankara alla fine di ottobre fra Erdogan e il vice presidente americano Mike Pence.

Il Sultano però critica il coinvolgimento degli americani nell'operazione di controllo. "I pattugliamenti nel nord della Siria che i marines americani stanno effettuando con i miliziani curdi non fanno parte degli accordi. Abbiamo intese con Usa e Russia, e mi auguro che le rispettino. La Turchia non si fermerà fino all'eliminazione dell'ultimo terrorista". Se Ankara, è la minaccia del ministro della Difesa, Hulusi Akar, ne trovasse solo uno, l'offensiva militare ripartirebbe.