5 novembre 2019 - 18:31

«Il bambino è violento», i genitori tengono i figli a casa per protesta

Il caso è esploso in una scuola del Varesotto. la denuncia è contenuta in una lettera inviata alle autorità scolastiche provinciali. Il dirigente dell’istituto (in carica da settembre): «Una situazione che si trascina da anni, ho inserito un insegnante in più»

di Andrea Camurani

«Il bambino è violento», i genitori tengono i figli a casa per protesta
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Un gesto eclatante per attirare l’attenzione delle autorità: i genitori di 13 alunni di una scuola primaria di Cardano al Campo, nel Varesotto, hanno tenuto a casa gli studenti per un giorno, lunedì scorso, il 4 novembre. Il motivo è scritto in una lettera inviata alle autorità scolastiche provinciali e riguarda l’atteggiamento incontenibile di un bambino che in classe disturba gli altri scolari con gesti violenti e pericolosi: «La situazione disciplinare che si registra in classe risulta per i nostri bambini e per noi genitori insostenibile sul piano educativo, ma soprattutto per ciò che concerne la sicurezza dei nostri figli».

Il gesto dei genitori, continua la lettera, «ha lo scopo di attirare l’attenzione di chi deve attivarsi per ripristinare una situazione di normalità. Non è il prodotto di una decisione impulsiva, ma la conseguenza del mancato intervento incisivo atto a tutelare i bambini. Infatti, come ripetutamente fatto osservare alle insegnanti di classe, ai dirigenti scolastici degli anni passati e a quello attualmente in carica (al quale va riconosciuto un impegno mai riscontrato in precedenza) il clima che si respira in classe non è certo quello idoneo a favorire un sereno percorso di crescita umana e culturale di un bambino».

L’iniziativa non è passata inosservata, l’Ufficio scolastico provinciale (l’ex provveditorato) è stato investito della questione e sta intervenendo per trovare soluzioni anche a fronte dell’interessamento personale del dirigente scolastico, Giuseppe Reho, in forza all’istituto dai primi di settembre e che si è trovato a dover gestire la patata bollente, una questione «che si trascina da anni». «Il punto non riguarda tanto la presenza di un insegnante di sostegno poiché all’interno della classe, non appena venuto a conoscenza della situazione, ho inserito un insegnante in più. La questione su cui intervenire riguarda piuttosto i provvedimenti dell’autorità competente, in particolare l’Ats, che deve prendere iniziative specifiche. Stabilire se un bambino necessita di particolari cure o strutture compete all’autorità sanitaria, non posso deciderlo io come dirigente scolastico». Reho spiega che questa iniziativa spontanea dei genitori è volta proprio a sensibilizzare le istituzioni per dare una rapida soluzione a questo problema: «I genitori hanno voluto dare sfogo a una protesta ma continuano a riporre grande fiducia nella scuola». Questa mattina tutti gli scolari sono tornati sui banchi e le lezioni si sono svolte regolarmente.

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