Rivoluzionaria fashion-week: 60 anni fa sfilava la prima minigonna

Nel 1964 Currèges la porta in passerella, Mary Quant la fa diventare un capo universale. Il racconto
minigonna storia Twiggy in  al Bertram Mills Circus

Minigonna: storia di un piccolo triangolo di stoffa che ha fatto la rivoluzione, nella moda e nella società

"Né io né Courregès l'abbiamo inventata. Lo ha fatto la strada". È celebre la frase con cui Mary Quant, morta meno di un anno fa all'età di 93 anni, il 13 aprile 2023, minimizza la querelle su chi abbia inventato la minigonna tra lei e André Courregès. A King's Road, luogo di culto per la Swinging London negli anni Sessanta, la stilista apre la sua prima iconica boutique, Bazaar, dove oggi c'è una targa che la ricorda. A Mary Quant è anche dedicata una mostra di qualche anno fa al Victoria & Albert Museum di Londra.

Il capo simbolo della ragazzina yé-yé

La minigonna fa la sua apparizione sul catwalk nel 1964, alla sfilata di Courrèges, a Parigi. La collezione si chiama “Moon Girl” e lo stilista presenta outfit sperimentali con materiali fino ad allora inesplorati in ambito fashion, come il vinile e il PVC. La sua estetica architettonica e futurista firma degli abitini che per la prima volta lasciano scoperto il ginocchio. Il pubblico è strabiliato e sconvolto al tempo stesso, la sfilata è uno spettacolo di couture e avanguardia che lascia a bocca aperta. Da quel momento niente è più come prima. «È noto che sia stato Courrèges a inventare ciò che diventerà l’emblema della gioventù ribelle, la minigonna» scrive Grazia d'Annunzio in un articolo per Vogue Italia del maggio 2013 «ma sicuramente spetta a una ragazza inglese averla ribattezzata così, Mini Skirt, in onore della vetturetta che le piaceva tanto, e di averla lanciata a livello mondiale. Mary Quant, ex modista che dal ’55 era l’anima di Bazaar, è la signora che ognuno di noi associa automaticamente a un terremoto estetico senza precedenti. È lei a creare il look della ragazzina yé-yé: scamiciati e golf a coste, impermeabili di pvc, stivali bianchi di vinile a metà polpaccio, calze operate e persino un make-up veloce e leggero, fatto di fondotinda liquido, fard rosa pesca, mascara in abbondanza».

Jean Shrimpton a Melbourne, 1965

Fairfax Media/Getty Images

Quale aggettivo definisce al meglio la minigonna?

Forse "leggendaria". Non era dello stesso avviso Gabrielle Coco Chanel, che la definì "semplicemente orribile" per il suo svelare le ginocchia, che la stilista considerava la parte più brutta del corpo. In ogni caso - e Chanel ci perdonerà - sono così tante le leggende e gli aneddoti intorno alla minigonna che tutti, prima o poi nella vita, ne veniamo influenzati.

Corta sopra al ginocchio nel 1964, cortissima già l'anno dopo

«Le lunghezze sono appena sopra il ginocchio (ma si accorceranno molto nel ’65) e un plotone di bellissime anglosassoni è pronto a mettere le gambe in mostra e a partire alla conquista del mondo: Vanessa Redgrave, aristofemminista-liberal, Jean Shrimpton, apoteosi del glamour, Julie Christie, connubio perfetto di fascino e talento, Marianne Faithfull, rockstar’s girfriend
per antonomasia, Jane Birkin, sexissima gamine», scrive Grazia d'Annunzio mentre racconta la storia della minigonna «David Bailey, bello, dannato e bravissimo, diventa il fotografo d’elezione della Swinging London (a lui Antonioni si ispirerà per il protagonista di “Blow-up”) e la città, cui tutti guardano, non tarda a sfornare un’ennesima modella che incarnerà alla perfezione il mood modaiolo del momento. Si chiama Lesley Hornby, ma il mondo la conoscerà come Twiggy, ramoscello di appena sedici anni che, con un fisico ancora pre-puberale, uno sguardo da bambola rotta incorniciato da ciglia finte e un hairdo sbarazzino opera di Leonard di Mayfair, conquista già nel ’66 il titolo di “Face of the year” con photo session di Barry Lategan per il “Daily Express”. Dolly bird per antonomasia, Twiggy diventa la portavoce della minigonna, strumento di liberazione sessuale e nello stesso tempo divisa di ragazze perennemente non sbocciate. La rivoluzione parte inizialmente dallo stadio Lolita, con seduzioni sottilmente perverse, ma non ci mette molto a contagiare anche una ricca e insoddisfatta moglie di Los Angeles che tutti conosciamo come Mrs. Robinson. Persino una lady che ha sempre incarnato lo stile bon ton come Jacqueline Bouvier vedova Kennedy capitola sull’altare del trend e si sposa a Skorpios con Onassis in un miniabito di Valentino, consacrando a tutti gli effetti la lunghezza a metà coscia».

Il podcast della minigonna

In questo podcast, secondo della serie Fashion Tales dopo Il Transatlantico della Moda, vogliamo svelarvi sei curiosità che forse non sapete sulla minigonna.

Vi parleremo del francobollo che le ha dedicato Sua Maestà la Regina Elisabetta, del ruolo che ha avuto nella diffusione del nylon, e perfino dell’indice economico che si alza o si abbassa seguendo le fluttuazioni del suo orlo... Buon ascolto!

Jane Birkin

S. E. Orchard/Getty Images

Anni Sessanta, Twiggy all'aeroporto di Londra

Hulton Deutsch/Getty Images

1964, Marianne Faithfull

John Pratt/Getty Images

1967, Cannes, Vanessa Redgrave

Roger Viollet/Getty Images

1966, Jean Shrimpton

Stan Meagher/Getty Images

1967, Roma, Mary Quant all'inaugurazione del "Pop Shop" in Via Margutta

Bettmann

Twiggy, 1966

Bettmann

1967, Marianne Faithfull

Bettmann

La presentazione di Courregès nel 1965 (Wikicommons)

1966, Marianne Faithfull

Mirrorpix/Getty Images

1970, Jane Birkin

Mirrorpix/Getty Images

Twiggy al Bertram Mills Circus, Olympia

!966, Julie Christie (terza da sinistra) alla Premiere di “Fahrenheit 451”, Venezia

-/Getty Images

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Se volete poi ascoltare la storia della traversata dell' Oceano Atlantico del transatlantico Cristoforo Colombo, che nel 1956 ha portato a New York otto modelle di nobili origini a rappresentare altrettante case di moda, capitanate da Giambattista Giorgini, l'organizzatore delle prime sfilate in Italia, scoprirete il primo podcast della serie "Fashion Tales":

Ha superato gli 80 anni Ralph Lauren, nato Lifshitz nel Bronx da genitori bielorussi, arrivati in America da un paesino di nome Pinsk. Ascoltate la sua storia nel racconto di Giovanni Montanaro nel nuovo podcast della serie Masters of Fashion:

Il terzo podcast della serie Masters of Fashion aveva invece raccontato Franco Moschino, morto 25 anni fa

Nella seconda puntata di Masters of Fashion, lo scrittore aveva raccontato la vita di Louis Vuitton. La trovate qui:

Qui invece trovate il primo episodio della serie "Masters of Fashion", dedicato a Karl Lagerfeld:

"Quasi trent’anni di sodalizio fatti di pelle nera, pizzi e corsetti, tournée mondiali e una passione che a un certo punto, lo confesserà lui stesso, diventerà ardore non di stilista ma desiderio di uomo, progetto per il futuro, vera proiezione carnale". Così Raffaele Panizza sintetizza, nel terzo podcast della serie Of Love and Style, la liason tra Madonna e Jean Paul Gaultier. Ascoltate la storia qui:

La narrazione del podcast qui, sotto, invece, svela come è nata l'amicizia che ha trasformato Naomi Campbell nella regina delle passerelle e nell'ispirazione, per Gianni Versace, di alcune tra le sue più belle collezioni:

La prima puntata di "Of Love and Style", a cura di Raffaele Panizza, ha svelato la speciale liaison tra Yves Saint Laurent e la sua musa, la modella Betty Catroux: